Adozioni Rdc. Bond (sottosegretario Usa): “Ecco i risultati dei miei incontri con le autorità di Kinshasa”

nutriamolardcOpinioni diverse da parte delle autorità congolesi, una soluzione del caso non ancora a portata di mano, ma anche un impegno continuo da parte degli Stati Uniti per ottenere la auspicata conclusione della vicenda. È quanto emerso dalla conference call organizzata dal Dipartimento di Stato Americano, autorità centrale degli Usa, con le famiglie Usa in attesa da 2 anni di poter abbracciare i propri figli adottati nella Repubblica Democratica del Congo e là rimasti bloccati a causa della moratoria sulle adozioni internazionali decisa del governo di Kinshasa.

Parlando alle famiglie, il sottosegretario americano Michelle Bond ha esposto i risultati della sua visita di 3 giorni, all’inizio di agosto, nella capitale congolese.

Circa un migliaio di dossier, che sono stati divisi in 3 categorie. La prima comprende i casi che non presentano alcun problema e sono solo in attesa dell’atto finale della procedura di adozione. La seconda categoria riguarda invece i dossier che presentano delle lacune dal punto di vista burocratico.La Bond riferisce che le ambasciate dei Paesi coinvolti saranno comunque informate di quali difficoltà persistano nei singoli casi e di quale sia la procedura per risolverle.  La terza categoria, che è anche la meno numerosa, include i genitori che avrebbero tentato di partire con i bambini senza che ciò fosse stato consentito. Per questo, il sottosegretario Usa ha rivolto un appello alle famiglie, invitandole a non tentare di forzare in alcun  modo la legge congolese.

La questione passa ora in mano alla Commissione interministeriale che dovrebbe raggiungere un accordo per consentire alla situazione di progredire positivamente.

Uno dei punti salienti toccati nel corso della conference call è stato quello relativo alla necessità di far capire alle autorità e, in generale, ai cittadini congolesi che l’adozione internazionale viene promossa nell’interesse dei bambini. L’essere adottati è in molti casi, in Congo come in altri Paesi, percepito come qualcosa di “innaturale”. Risulta sempre più necessario rassicurare il Paese di origine sulla bontà dell’adozione internazionale, ricorrendo a testimonianze, servizi giornalistici e dialogo tra ambasciatori stranieri e ministri congolesi.

Infine, pur ammettendo che la soluzione del caso non è alle porte, Bond ha confermato l’impegno delle autorità Usa e del loro personale impiegato in loco, uno staff di 5 persone dedicate per giungere ad una conclusione della vicenda.