Il bambino della coppia dell’acido: è giusto o no darlo in adozione?

levatoIl bene di un bambino, di un neonato, è stare sempre e comunque con la madre (anche quando questa abbia commesso dei reati gravi contro la persona e sia in carcere per scontare la pena) o esserne allontanato, per la sua tutela e salvaguardia?

Un quesito “esistenziale” e di non facile risoluzione che in questi giorni è al centro di un dibattito intenso. Il bambino in questione è il neonato partorito da Martina Levato, la studentessa di 23 anni arrestata insieme al fidanzato Alexander Boettcher con l’accusa di aver sfigurato con l’acido tre ragazzi con cui Martina aveva avuto delle relazioni. Per questo reato Martina e Alexander sono stati condannati entrambi a 14 anni di reclusione cui seguiranno almeno 3 di libertà vigilata.  

Da qui il provvedimento di urgenza stabilito dai pm di rendere adottabile il piccolo, non concedendo a madre e figlio neanche quella prima intimità che è per entrambi una specie di dolce distacco dal cordone ombelicale. Il neonato infatti è stato tolto subito a Martina che continua ad essere attualmente ricoverata alla clinica Mangiagalli di Milano (il bambino è nato il giorno di ferragosto).

Una separazione che Martina, Alexander e i rispettivi genitori/nonni non accettano, ritenendola crudele e appellandosi al principio che una madre è sempre una madre.

Anche se colpevole? Martina è una mamma vittima o è la crudele donna che ha sfigurato con l’acido i suoi ex e che, secondo le perizie psichiatriche (sulla  base delle quali si sono basati i pm) avrebbe una personalità “bordeline” ovvero potenzialmente pericolosa per il neonato stesso?

La decisione dei pm di rendere adottabile il bambino, rende il neonato vittima di una decisione “fredda e razionale” o al contrario lo preserva dandogli la possibilità di crescere in una famiglia che gli riservi amore e protezione?

Martina, una ragazza colpevole di insensate crudeltà ai danni del prossimo, è capace di affrontare il ruolo di madre trasmettendo amore, un senso di morale, di etica e il concetto di bene e male a suo figlio?

Qual è, se c’è, il limite tra giustizia e misericordia?

Una decisione contro la quale si scagliano i parenti del neonato ma sostenuta invece da psicologi e magistrati.

Massimo Ammaniti, psichiatra e docente di chiara fama, è categorico “una donna che ha sfregiato con l’acido il suo ex, ha covato la vendetta ed è stata condannata non può essere una buona madre

E la situazione di Martina non è paragonabile a quella delle altre mamme in carcere. “Si tratta, infatti, quasi sempre di donne – continua Ammaniti – che hanno compiuti delitti diversi, furti, reati contro il patrimonio: ma in grado di essere madri. Quello che hanno fatto questi due giovani invece sconfina in territori bui e torbidi”.

La pensa allo stesso modo Claudio De Angelis, magistratoE’ la misura più estrema ma anche più garantista”.

Il piccolo già oggi potrebbe essere affidato ai servizi sociali del Comune di Milano. Martina entro pochi giorni potrebbe tornare a San Vittore. Se si incontreranno di nuovo lo stabilirà un giudice. L’Osservatorio carcere dell’Unione Camere Penali che riunisce tutti i difensori italiani spera che il giudice cancelli quello che ritiene un obbrobrio giuridico: «Lo Stato ha rapito il neonato a una donna detenuta. Violentata la natura, stracciati anni di studi, inflitta a una donna una pena non prevista da alcun codice.

Una situazione complessa in cui si scontrano morale, etica, giurisprudenza e senso di umanità su cui chiediamo anche la vostra opinione.

Voi che dite ?

Ha fatto bene Annamaria Fiorillo, magistrato di turno al Tribunale dei minori, a presentare il  ricorso per l’adottabilità del bambino? O il neonato deve rimanere con Martina?