Gabicce 2015. Speciale (Forum Famiglia): “Lo stallo della Cai nasce da una scelta politica di disinteresse. Per salvare l’adozione bisogna recuperare la cultura dell’accoglienza”

forum famiglieLa salvezza dell’adozione internazionale passa per le famiglie. Le quali, però, sono chiamate a effettuare prima un grande lavoro culturale su se stesse per poi fare sentire la propria voce e sollecitare le istituzioni a compiere scelte politiche che finalmente tornino ad andare nella direzione dell’accoglienza. È questa la via principale per uscire dalla crisi dell’adozione internazionale secondo Andrea Speciale del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari. Proprio in rappresentanza del Forum, Speciale sarà presente il 26 e 27 agosto a Gabicce Mare, in provincia di Pesaro e Urbino, in occasione del convegno “Adozione internazionale in cerca di futuro. La scelta politica dell’accoglienza”. Un’occasione, promossa e organizzata da Amici dei Bambini, per vedere confrontarsi tra loro istituzioni, enti autorizzati, famiglie e loro associazioni, nel tentativo di individuare la giusta strada per superare la crisi dell’accoglienza che sta rapidamente cancellando l’adozione internazionale dal nostro Paese.

Per mettersi alle spalle questo declino, secondo Speciale, è quindi necessario partire da un grande sforzo culturale. “Bisogna recuperare la cultura dell’accoglienza – spiega – e aiutare le famiglie a coltivare la disponibilità ad adottare. Cosa che in Italia c’è sempre stata, tanto da riuscire a distinguersi positivamente a livello mondiale, ma che ora, per ragioni varie, sembra essersi persa”. A tal proposito, Speciale parla di “riflusso di coscienza sull’essenza dell’accoglienza”, come se quest’ultima non fosse più vista come una delle questioni centrali nella vita della nostra società. Invece, precisa con forza il rappresentante del Forum, “una famiglia non accogliente non è una vera famiglia”.

La società civile avrebbe le forze, le possibilità e gli strumenti per condurre una battaglia a favore dell’adozione internazionale. Ciò che negli ultimi anni è mancato è stato l’impegno in questo senso da parte di chi “ha il compito di orientare la crescita del Paese. Il riferimento è ovviamente al mondo della politica e ai nostri governanti, che dovrebbero coinvolgere maggiormente le famiglie e accogliere le sollecitazioni che esse inviano, tramite le associazioni che le rappresentano.

Invece, fino a ora, ha regnato il disinteresse da parte della politica. Che si è concretizzato anche nella grave situazione di stallo in cui versa da più di un anno la Commissione Adozioni Internazionali. “Fino a un po’ di tempo fa – ricorda Speciale – la Cai si riuniva una volta al mese, il lavoro veniva svolto in modo collegiale e si ascoltavano i problemi segnalati dagli enti e dalle associazioni”. Oggi la situazione appare molto diversa. Il senso di collegialità si è perso – si rammarica Speciale – e la presidente adotta dei provvedimenti senza ascoltare il parere dei membri della Commissione, secondo una modalità fuori dal regolamento della Cai. La responsabilità di questo malfunzionamento è politica: nessuno interviene per fare evolvere questa situazione e tutto ciò nasce da una scelta politica di disinteresse”.

Le sollecitazioni affinché si faccia qualcosa per uscire da tale stallo ci sono. Possono aumentare e diventare determinanti con un maggiore contributo delle famiglie, che hanno la possibilità di diventare protagoniste di una vera rivoluzione culturale nel nome dell’accoglienza.