Appello di Vespa: rivedere il numero degli enti autorizzati

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Puntata dedicata all’emergenza Haiti quella di ieri sera a “Porta a Porta”. Due ore di acceso dibattito sulle modalità di intervento da mettere in campo per tutelare i bambini di Haiti. Sostenitori dell’assistenza in loco attraverso il sostegno a distanza da una parte e fautori della via dell’affido internazionale per la sicurezza immediata ai bambini dall’altra. Emersa in maniera dirompente anche la pressione per aprire il canale delle adozioni internazionali con le autorità dell’isola. Migliaia le famiglie con il decreto di idoneità del Tribunale per i minorenni che hanno dato la loro disponibilità ad adottare un bimbo di Haiti.

A parlarne gli ospiti di Bruno Vespa: il presidente della Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI) Carlo Giovanardi, la presidente della Commissione bicamerale per l’Infanzia Alessandra Mussolini, l’Onorevole Livia Turco, il presidente di Save the Children Claudio Tesauro, il presidente di AiBi Marco Griffini, Barbara Palombelli, il Vicario dei Salesiani Don Adriano Bregolin, la testimonial della Fondazione Rava Martina Colombari.

Ma la puntata non si è focalizzata solo sull’emergenza Haiti, allargando gli orizzonti alle difficoltà dell’adozione internazionale. Due i principali problemi individuati nel sistema italiano: l’eccessivo numero di enti autorizzati per l’adozione internazionale e i costi esorbitanti legati al percorso adottivo. Da qui l’appello di Vespa alle istituzioni presenti nel parterre: snellire il sistema riducendo il numero degli enti. Ad oggi se ne contano 73.

Si tratta di una proposta avanzata da tempo da AiBi. L’idea di avere un’ampia possibilità di scelta tra molti enti non verrebbe considerato un vantaggio, bensì una fonte di disorientamento e confusione. Era stato questo il risultato di un sondaggio pubblicato su AiBi News lo scorso dicembre.

La possibilità di ridurre il numero degli enti sarebbe legata a un innalzamento dei criteri di accreditamento tra i quali la possibilità di avere uno staff nel Paese di origine dei minori stipendiato e coordinato da espatriati italiani, per evitare così il sistema di pagamento a cottimo (più adozioni = più incentivi economici). In questo modo si potrebbe migliorare l’accompagnamento della coppia all’estero.

Altro criterio fondamentale è quello della regionalizzazione, ovvero l’operatività dell’ente sul territorio. Si dovrebbero formare le coppie nella loro regione di appartenenza per offrire un servizio di sostegno e accompagnamento di qualità, capace di rispondere alle tante sfide dell’adozione.