Minori fuori famiglia. Forum delle Associazioni Familiari: “Necessario un riconoscimento giuridico delle case famiglia”

affido-insiemeNell’immaginario comune la casa famiglia è un luogo in cui vive una famiglia un po’ super. Niente di più lontano dalla realtà. “Nessuna supermamma o superpapà, ma solo due genitori normali con una vocazione particolare per l’accoglienza. Parole di Cristina Riccardi, membro del consiglio direttivo di Amici dei Bambini e coordinatrice della Commissione relazioni familiari e diritto del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari. Intervenendo a Gabicce Mare nel corso della seconda giornata di lavori della XXIV Settimana di formazione e studi delle associazioni Ai.Bi. e “La Pietra Scartata”, Cristina Riccardi ha presentato il documento recentemente sottoscritto dalle associazioni che compongono il Forum e finalizzato a un riconoscimento giuridico della case famiglia. Riconoscimento che al momento ancora manca, con la conseguente confusione tra le diverse tipologie di strutture di accoglienza per minori fuori famiglia.

“Che cosa c’è di più appropriato per un bambino se non una famiglia – spiega Riccardi -? Ma a volte non è solo una questione di ‘appropriatezza’. Entra in gioco il grado di familiarità.

Quest’ultimo è proprio il criterio adottato dal Forum per classificare le strutture di accoglienza. “Bisogna tener presente – si legge nel documento del Forum – che la prima risposta per ogni bambino allontanato dalla famiglia d’origine deve essere una famiglia affidataria. Quindi solo qualora non sia possibile l’inserimento in una famiglia affidataria, si deve, in seconda istanza, pensare a una struttura di accoglienza”. Ovvero, in ordine preferenziale: casa famiglia, comunità familiare e comunità educativa.

L’obiettivo è quello di eliminare l’ambiguità contenuta nella legge 184/83 che definisce genericamente “comunità di tipo familiare” tutte queste strutture, non distinguendo quindi tra quelle che sono davvero organizzate come una famiglia e le comunità gestite da educatori a turno. Operatori che, “pur validi dal punto di vista professionale, non rispondono pienamente ai bisogni di relazioni familiari”. Una carenza di precisione legislativa che porta migliaia bambini che necessitano della presenza stabile di figure genitoriali a essere invece collocati presso le comunità educative.

“Il Forum Nazionale delle Associazioni Familiari – si legge ancora nel documento – ritiene opportuno che il ruolo della famiglia, come miglior risposta possibile per molti dei bambini che devono essere allontanati dalla loro famiglia d’origine, venga riconosciuto anche nella normativa, distinguendo con precisione le diverse tipologie di struttura d’accoglienza”.

Solo la famiglia, infatti, è in grado di garantire, oltre a ciò che prevede la legge, anche l’amore tra i coniugi e tra loro e i figli affidatari. “Una ricchezza che contribuisce a restituire dignità filiale a chi l’ha persa”, conclude Cristina Riccardi.