Garcia (CORA) : “In Spagna le adozioni internazionali sono in caduta libera. Le grandi vittime sono i bambini ‘speciali’ che nessuno vuole: investire subito sulla formazione delle coppie”

garciaIn Spagna le adozioni internazionali sono in caduta libera. Tra il 2004 e il 2014 la diminuzione è stata del 79%. Se prima la Penisola Iberica occupava il secondo posto nella lista dei Paesi più accoglienti (dietro solo agli Stati Uniti), oggi è al quarto posto dopo Usa, Italia e Francia.  Inoltre esiste un enorme disequilibrio tra il numero di richieste delle coppie e il numero e le caratteristiche dei minori adottabili: ovvero c’è un eccesso di domande da parte delle famiglie che vogliono adottare solo bambini piccoli (0-3 anni) e sani. Questo fa notevolmente lievitare i tempi di attesa: coppie che aspettano fino ad 8 anni.  E il risultato è una “perversione del sistema” : non si cercano famiglie per i minori che ne hanno bisogno ma si cercano minori per soddisfare le domande di adozione dei Paesi.

A delineare questo quadro allarmante è Adolfo Garcia, Coordinatore CORA – Coordinadora de Asociationes en Defensa de la Adópcion y el Acogimiento, che è intervenuto al convegno “Adozione internazionale in cerca di futuro”che si sta svolgendo oggi (e continua domai) a Gabicce Mare.  Il Cora è il coordinamento delle associazioni in difesa dell’Adozione e dell’Affido, Federazione nazionale di associazioni di famiglie adottive e affidatarie che dal 2000 permette lo scambio, la condivisione e l’integrazione di know how e la collaborazione tra le differenti associazioni. Inoltre detiene la rappresentatività di famiglie a livello nazionale e internazionale.

Tempi di attesa biblici ed eccesso di domande da parte delle famiglie agevolati, secondo Garcia, da un processo di adozione internazionale spagnolo complesso.

L’iter adottivo (informazione e avanzamento della richiesta, preparazione e formazione, valutazione dell’idoneità, gestione del dossier, abbinamento minore-famiglia, procedure nel Paese d’origine e monitoraggio – ha spiegato Garcia – è reso ancora più lungo dal trasferimento delle competenze (riguardo a famiglia e protezione dell’infanzia) alle 17 Comunità Autonome senza alcun organismo di coordinamento. Questo comporta forte disomogeneità e discrezionalità nel modus operandi di una Comunità dall’altra

La crisi delle adozioni internazionali in Spagna è iniziata nel 2004 – ha detto Garcia – : passando dai 5.500 minori adottati a circa 2 mila nel 2013, con un crollo del 79%. Quali le cause? Diverse e tutte a vario titolo ‘influenti’. Innanzitutto mentre nel 2004 a fare adozione nazionale era appena il 24%, ora invece è esattamente il contrario. A questo si aggiunge che continua a registrarsi un disequilibrio tra le richieste di adozioni internazionali e i minori adottati (numero delle coppie e minori piccoli e sani): questo fa si che al momento ci siano circa 30 mila famiglie con  il decreto di idoneità ma che non stanno adottando perché le loro richieste sono per bambini ‘normali’; l’assenza di politiche pubbliche che favoriscano la visibilità degli special needs: è diffusa, infatti, la concezione dell’adozione come un mezzo alternativo alla fecondazione artificiale: un mezzo per avere un bambino sano

Nel 2005 mentre in USA la percentuale degli special needs adottati era del 14%, seguita dall’Olanda (13%), in Spagna era dello 0,1%. Quattro anni dopo, nel 2009, in Olanda la percentuale sale a 66% mentre in Spagna appena al 9%

“Le conseguenze di questa situazione sono varie – ha aggiunto Garcia – le famiglie si offrono per un profilo di minori rispetto al quale c’è sovra domanda, i tempi di attesa diventano particolarmente lunghi e quando i Paesi di origine non soddisfano le aspettative si esercitano pressioni ed emergono le irregolarità: in questo modo i bambini che realmente hanno bisogno di essere adottati rimangono senza famiglia”.

Alla luce di tutto questo risulta evidente e impellente l’importanza della formazione, e di un attività costante di supporto e sostegno alle famiglie fin dall’inizio. E’ naturale che al momento dell’abbinamento con il minore  – ha precisato Garcia – una coppia voglia un bambino piccolo e sano. Così come ci si augura durante una gravidanza che il nascituro sia sano. E’ un desiderio che va accolto e gestito attraverso una costante attività di formazione in coerenza  con i bisogni delle coppie e dei bambini special needs. Un processo culturale capace di accogliere le esigenze di entrambi”.

Alla luce di tutto questo, quali sono i contributi che CORA si propone di dare per il miglioramento del sistema spagnolo?

Slegare i progetti di cooperazione – ha concluso Garcia – e gli importi stanziati per il trattamento delle adozioni; limitare il numero dei dossier di coppie che si inviano ai Paesi di origine, fornire alle famiglie una formazione specifica e un’informazione attualizzata e realista che corrisponda ai profili attuali dei minori adottabili e alla situazione dei Paesi; adattare struttura e dimensioni degli enti e degli operatori che lavorano nell’Adozione internazionale alle circostanze attuali e accogliere, indagare e risolvere in modo accurato le denunce e i reclami presentati dalle famiglie, troppo spesso sottovalutati”.