Fiocco azzurro per Jean e Jeremie: la prima adozione a Kinshasa

Marilena e Aldo Pomerani sono rientrati in Italia con i loro figli Jean e Jeremie da poco più di un mese, ma sembra che siano una famiglia da sempre. La loro é stata la prima adozione internazionale conclusa nella capitale della Repubblica Democratica del Congo, Kinshasa; fino ad oggi le coppie che avevano dato incarico ad AiBi, infatti, avevano adottato i bambini di Goma, nella regione nord-orientale del Paese.

Nella capitale il problema dell’abbandono minorile si percepisce ovunque: lungo i vicoli delle città, nei mercati, nei tanti Centri di assistenza all’infanzia. Ne abbiamo parlato con la neo-mamma Marilena Pomerani.

Ci racconta il momento del primo incontro con Jean e Jeremie?

E’ stato come tornare a casa. Quando abbiamo visto per la prima volta i loro occhi pieni di gioia ci è sembrato di averli avuti con noi da sempre. Eravamo nella sede di AiBi a Kinshasa, ma siamo riusciti a ricreare subito un’atmosfera di familiarità e confidenza, come se ci fossimo trovati nella nostra casa.

Qual è stata la vostra storia di adozione?

Abbiamo avuto l’abbinamento con Jean e Jeremie a fine aprile 2009; dopo sette mesi eravamo in partenza per il Congo. La nostra permanenza nel Paese è stata di circa un mese. Una cosa è certa: anche se l’iter non è stato brevissimo, ogni fase è stata realizzata con la massima cautela e la più totale trasparenza; questo ci ha permesso di essere sicuri e tranquilli sulla loro condizione di reale abbandono. Stare a Kinshasa ci ha dato un grande senso di desolazione: ogni giorno incontravamo tanti bambini soli che vagavano per le strade delle città, ma ci veniva spontaneo chiederci quanti di loro fossero realmente abbandonati. Noi siamo sicuri che Jean e Jeremie non avessero più un genitore, né un familiare che si potesse prendere cura di loro. Questo per noi è stato importante.

Ha in mente un episodio particolare dei vostri primi momenti insieme?

Ciò che ci ha colpito subito è stato vedere Jean e Jeremie cantare e ballare ogni mattina. In istituto erano abituati così: al risveglio cantavano insieme ai loro compagni la canzone del mattino, tutti i momenti della giornata erano scanditi da una musica diversa. E’ un’abitudine che si sono portati anche a casa, ed é una cosa meravigliosa, che riempie di allegria ogni nostro momento. Il più grande ha un innato senso del ritmo e sogna di diventare un batterista, il fratello invece lo segue cantando.