Perché in Italia è più facile adottare un cane che un bambino?

Cara Ai.Bi.,

qualche giorno fa ho letto l’articolo e i vari post sui social relativi alla campagna natalizia della Leidaa (Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente). La campagna promuove l’adozione di cani e gatti: un’iniziativa encomiabile che tiene conto dei tanti cuccioli abbandonati. Io stesso amo gli animali e in casa ho un piccolo meticcio che fa parte ormai  della nostra famiglia a tutto titolo. Però sono anche un papà adottivo o meglio in attesa di diventarlo: dopo lunga riflessione con mia moglie abbiamo, infatti, deciso di accogliere un bambino e ricorrere così all’adozione internazionale. Con mia grande sorpresa e tristezza però non abbiamo riscontrato “in giro” la stessa attenzione e cura. Sembra, infatti, quasi che tutti si inteneriscano maggiormente per il povero cucciolo di cane e/o gatto senza casa piuttosto che per un bambino solo, abbandonato e senza famiglia. Per l’adozione di un cane si organizzano campagne, video, spot, i social si sbizzarriscono e tutti si mobilitano per farsi fotografare con cuccioli “da pubblicità”  in braccio. E i bambini? Non noto la stessa volontà di promozione all’adozione. Dove sono le campagne di informazione, di sensibilizzazione? Dove sono i vip che si fanno fotografare e dicono quanto è bello adottare? Dove sta la politica? Cosa fa il Governo per dare una casa ai bambini soli? Scusate lo sfogo ma sembra proprio che in Italia sia più facile adottare un cane che un bambino.  

Cristian

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Caro Cristian,

quello che Lei dice purtroppo ha un fondo di verità. Anzi forse più di un fondo. In Italia da tempo le adozioni internazionali sono piombate in una fase depressiva ma sembra che nessuno se ne renda realmente conto. Temo che sia ancora un fatto di natura prettamente culturale. La società civile si dimostra molto più attenta e sensibile nei confronti del problema dell’ambiente, dell’inquinamento, degli animali o del lavoro. Tutti argomenti delicati e ognuno nel proprio settore importanti, ma come Lei stesso nota, il grande dimenticato è il bambino abbandonato. Lui è l’unico grande vero “protagonista assente”, un fantasma di cui nessuno si accorge. Ci sono 168 milioni di bambini per strada o negli istituti, che soffrono la solitudine, l’assenza di una famiglia, di una casa sicura. Questo evidentemente non è altrettanto “mediatico” o meritevole di attenzione da parte del Governo. Dove sono, infatti, come dice Lei, le campagne di promozione e/o di sensibilizzazione all’adozione internazionale? Meglio chiudere gli occhi e voltare le spalle a questi minori che aspettano solo una mano da stringere.

Eppure adottare un bambino abbandonato è l’atto di giustizia più grande che mai possa fare un uomo. Ma la società italiana non sembra accorgersene. Questo lo si riscontra anche nei fatti pratici: basta una riflessione. Quanto “costa” adottare un cucciolo di cane o di gatto? Poco o nulla. Quanto costa, invece, adottare un bambino? Migliaia di euro. E questo di sicuro non agevola le adozioni internazionali. Con la conseguenza che a farne le spese sono i bambini.

Il tutto è aggravato da una CAI (Commissione adozione internazionale, l’autorità centrale italiana preposta alle adozioni internazionali) al cui vertice, a differenza delle precedenti gestioni, per la prima volta non c’è un ministro o un esponente del Governo venendo, così, a mancare una guida politica capace di dare un fondamentale rilancio ad un settore sempre più in crisi.

Di fronte a questa latitanza “culturale” e istituzionale Ai.Bi. di certo non molla la presa. Anzi è sempre in prima linea a difesa dei più fragili: per questo comunichiamo quotidianamente l’emergenza dell’abbandono minorile nei suoi nudi dati. Proprio per allertare tutti coloro che ci seguono sul sito e sui media nazionali che riprendono le nostre battaglie, e ad invitarli a farsi messaggeri di questo allarme. La nostra mission è sensibilizzare nuove coppie sul tema dell’adozione, e di infondere nelle coppie già avviate sul percorso la speranza e la fiducia in un atto che, contro tutte le degenerazioni formalistiche e burocratiche italiane, ai nostri occhi non ha mai perso la sua bellezza originaria: l’atto di giustizia più grande e più bello che si possa compiere in vita. Infine si tratta – e questa è la battaglia più ardua, soltanto appena iniziata – di convincere le istituzioni che ogni bambino abbandonato deve essere adottato. Deve, perché è un suo diritto.

Il bambino: mettiamoci dalla parte dei suoi sogni, dei suoi diritti. Questa è la missione di Ai.Bi.

Marco Griffini,

Presidente di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini