Adozione internazionale. Russia. “Perché a lui sì e a me no?”…E capiscono che probabilmente loro non se ne andranno mai

citeraJuri ha compiuto a settembre 6 anni, vive a Salerno, frequenta la prima elementare e negli ultimi due anni è cresciuto moltissimo: è il ritratto della salute e della felicità. “E’ più salernitano che siberiano!– dice papà Saverio – Intanto ha gli stessi colori di mia moglie, poi conosce tutti, saluta tutti i commercianti del quartiere, è socievole ed è capace di attirare a sé le persone. Sembra davvero più salernitano di me!”.

Il biondissimo Juri, originario di un istituto di Kemerovo, nel sud della Siberia, protagonista di #iosonoundono, vive a Salerno circondato dal calore della sua famiglia, nell’amore di mamma Maria Concetta e papà Saverio. I coniugi Cìtera, come tante coppie che hanno adottato in Russia, hanno percorso molti chilometri per incontrare il loro figlio. “Arrivati a Mosca ne abbiamo fatti altri 4mila per arrivare in Siberia” .

Il nostro primo incontro risale al giugno 2013, quando Juri aveva quasi 4 anni – raccontano – I bambini stavano trascorrendo alcune settimane estive in una dacia, una sorta di soggiorno in colonia. Tutto è andato bene, Juri fin da subito si è rivelato molto socievole, allegro ed espansivo, il che ci ha sorpreso. Siamo stati con lui un paio di ore al giorno per tre giorni, un tempo limitato ma del resto le distanze da percorrere in Russia sono notevoli e occorre poi attenersi agli orari degli istituti”.

Il bambino aveva un problema legato al funzionamento della tiroide: cosa che non ha tuttavia fermato il desiderio di accoglienza e di famiglia dei Cìtera.

Sotto il profilo sanitario i bambini sono seguiti con attenzione, anche se a volte, annotando nel diario personale ogni più piccolo malessere, i medici tendono quasi ad esagerare – dice Saverio – Per Juri era stato segnalato con una certa gravità un problema alla tiroide, poi abbiamo verificato che non era nulla di grave”.

Dopo alcuni mesi di attesa i Cìtera sono tornati in Russia per l’udienza alla presenza del giudice, di un procuratore, del cancelliere e dell’interprete.

Nel nostro caso tutto si è svolto in 15 – 20 minuti e dobbiamo ammettere che è stato uno dei momenti più emozionanti della nostra vita! – dicono Saverio e Maria Concetta –  Quando sei lì hai sempre timore che possa manifestarsi qualcosa che ti faccia allungare i tempi! Tutto è molto rigoroso, finché l’udienza non si è conclusa, poi anche il giudice e i collaboratori mostrano la loro felicità per l’adozione avvenuta” .

Il ricordo della Russia evoca in Maria Concetta e Saverio sentimenti di gioia e anche tristezza.

Spezza il cuore entrare negli istituti e vedere bambini di 8, 9, 10 anni che sanno di avere pochissime o nessuna possibilità di essere adottati – racconta Saverio, che insieme alla moglie sono molto attivi nella loro comunità a Salerno per promuovere l’accoglienza adottiva –  Quei bambini mostrano una tristezza mista a un sentimento di invidia per i compagni che riescono a uscire dall’istituto con la loro nuova famiglia, perché capiscono che probabilmente loro non se ne andranno mai. La nostra gioia è immensa per Juri ma è come se fosse sempre ‘velata’, quando pensiamo ai bambini rimasti là :  ti porti dentro sempre quegli sguardi. L’abbandono è una delle più gravi ingiustizie cui si possa assistere”.

Finalmente arriva dicembre e il momento dell’ultimo viaggio verso la Russia, per portare a casa il piccolo Juri: oggi è perfettamente a suo agio in famiglia e nel suo ambiente, adora la mamma e il papà è un eroe.

Come ci spiegava la psicologa, questi bimbi sono come bonsai – dice Maria Concetta – arrivano qui come fossero in miniatura,  poi con l’amore della famiglia si mostrano per i bambini che sono veramente”.

Mamma e papà dicono che ogni tanto affiorano dei ricordi, a Juri capita di parlare della “casa dei bambini” o di riconoscere la Russia sulla cartina geografica ma non parla molto del suo passato. “Non ama sentire parlare in russo – aggiungono i genitori – forse fa finta di non capire o forse ha dimenticato, per il momento, la sua lingua. Una volta una signora russa, pensando di dirgli cose carine, si avvicinò parlandogli in russo ma Juri si allontanò temendo che quella donna fosse venuta a riprenderlo”.

I ricordi più vivi di Juri sono legati al suo arrivo in Italia con la famiglia. “Se dice ‘quando ero piccolo…’  – precisa Saverio –  fa riferimento in realtà a quando aveva 4 anni ovvero quando è arrivato qui. Del resto la sua vita piena è iniziata con noi”.

La famiglia Cìtera è entusiasta dell’adozione tanto che sta già pensando di fare il bis, avendo da poco ottenuto il nuovo decreto di idoneità. L’adozione è l’esperienza più bella della nostra vita e dispiace per chi non può provarla! Occorre lasciarsi andare perché non è una esperienza di testa ma di cuore – dicono i coniugi Cìtera – E’ bene essere preparati e soprattutto convinti di questa scelta, perché la posta in gioco è alta, è la vita dei bambini. Abbiamo certo lasciato il cuore in Russia ma con calma vedremo in quale Paese saremo destinati. Juri si sta abituando all’idea di un fratellino o sorellina e quando sarà pronto….