Marocco. Oltre 8 mila i minori abbandonati all’anno. Ai.Bi in prima linea in difesa dell’infanzia vulnerabile

marocco ragazzi 400 286Ogni giorno in Marocco 24 bambini vengono abbandonati, per un totale di 8.760 ogni anno (“Le Maroc des mères célibataires” INSAF, 2010) . Attualmente, il numero di minori in istituto si stima abbia raggiunto quota 70.000, distribuiti tra circa 816 “case per minori”.

Dati preoccupanti che non possono passare inosservati. Per questo Ai.Bi. Amici dei Bambini scende in campo con il progetto “PLATEFORME CDE: Projet de création d’une Plateforme Nationale pour le développement, la mise en oeuvre et le suivi des politiques publiques en matière d’enfance, dans le respect de la CDE.” (Piattaforma CDE: Progetto per la creazione di una Piattaforma Nazionale per lo sviluppo, la messa in opera e il controllo delle politiche pubbliche in materia di infanzia, nel rispetto della Convenzione dei Diritti dell’Infanzia).

Lo scopo del progetto, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma di sostegno alla società civile in Marocco, è quello di migliorare l’accesso ai servizi sociali di base dedicati alla protezione e all’inclusione dell’infanzia abbandonata ed esclusa del Marocco, attraverso azioni comuni di controllo delle politiche pubbliche in tema di diritti dei minori, formazione degli operatori affinché siano effettivamente preparati alle sfide che ogni giorno si trovano ad affrontare, favorendo lo sviluppo di nuove proposte per la deistituzionalizzazione e il reinserimento sociale.

In tale contesto, risulta necessario indagare ed analizzare in maniera puntuale il funzionamento dell’unico sistema di deistituzionalizzazione possibile in Marocco: l’istituto della Kafala, istituto giuridico islamico di protezione dell’infanzia che consiste nell’impegno di prendersi carico della protezione, dell’educazione e del mantenimento di un minore abbandonato nello stesso modo in cui lo farebbe un genitore per il proprio figlio.

Per questo verrà realizzata una ricerca che raccoglierà i dati, le caratteristiche, le procedure, i tempi e la percezione dell’opinione pubblica di questo tipo di sistema su tutto il territorio marocchino.

I risultati della ricerca – la prima nel suo genere – verranno presentati ad una conferenza nazionale organizzata sul tema a Rabat, che sarà anche il primo passo per dare forza alle attività della Piattaforma e per procedere all’elaborazione di una proposta di legge volta a modificare la legge nazionale in materia di Kafala.

I dati sulla lunga istituzionalizzazione sono allarmanti: secondo le stime ufficiali infatti, l’80% dei ragazzi che passano tutta la loro infanzia e adolescenza in istituto finisce col diventare delinquente; il 10% si suicida e solo il restante 10% si realizza nella vita.

In Marocco l’unica alternativa all’istituzionalizzazione é la kafala: tuttavia tra kafil (genitore “adottivo”) e makfoul (bambino preso in carico) non si creano né vincoli giuridici, né diritti successori, né impedimenti matrimoniali. Il tutto perché non si può rescindere il legame di sangue che intercorre tra il minore e la sua famiglia d’origine. Per questo, quindi, secondo quanto stabilito dalla legge marocchina, il makfoul non assume il cognome dall’affidatario ma continuerà ad utilizzare il nome della sua famiglia biologica conservando altresì con essa tutti i legami giuridici.

Purtroppo l’attuale legge marocchina che disciplina la kafala comporta tutta una serie di contraddizioni e vuoti giuridici che si riflettono poi nella pratica e che spesso scoraggiano le future famiglie interessate alla kafala e, quel che é peggio, non assicurano al bambino makfoul tutti i diritti di “figlio”.