Family Day. La voce dei figli adottivi. Marco Carretta: “Da bambino abbandonato attendevo una mamma e un papà, non due persone qualsiasi. Non perdiamo la cultura dell’adozione!”

marco-carretta“La possibilità di adozione per le coppie omosessuali? Una questione sulla quale, più che il parere di noi adulti, sarebbe necessario sentire quello dei figli”. Una considerazione ricorrente, questa, in molte delle interviste rilasciate nei giorni scorsi ad Aibinews dai coordinatori regionali dei vari Gruppi di Famiglie Locali di Amici dei Bambini in vista del Family Day. A dare voce a quei figli, il cui parere i genitori adottivi hanno più volte invocato, è Marco Carretta, coordinatore nazionale degli Ai.Bi.Giovani, alla vigilia della grande manifestazione romana di sabato 30 gennaio in difesa della famiglia e dei diritti dei bambini.

 

Marco, per qualche minuto prova ritornare idealmente in quell’istituto del Marocco in cui hai vissuto i primi anni della tua vita, dopo essere stato abbandonato. Chi stavi aspettando in quei momenti?

Come tutti i bambini abbandonati avvertivo il bisogno di ritrovare la possibilità di essere amato. Ma non chiedevo di essere amato da due persone qualsiasi. L’amore che ogni bambino in istituto desidera è quello di un uomo e una donna che hanno vissuto insieme un percorso, che è quello del matrimonio. E che, a un certo punto, vogliono fare provare questo dono di amore che li unisce anche a qualcuno che questo amore, in quel momento, non ce l’ha, dandogli la possibilità di tornare a essere figli. È per questo che, come genitori, non riesco a immaginare niente di diverso da una coppia composta da un papà e una mamma.

 

Secondo la tua esperienza di figlio adottivo, che cosa distingue una coppia di genitori eterosessuali da una di omosessuali?

Credo sia inevitabile che, nel momento in cui il figlio cresce, alcuni argomenti vadano necessariamente affrontati con un padre e altri con una madre. Dal primo mi aspetto una guida per la vita, una persona che si comporti con me figlio come un leone con il suo cucciolo. Da una madre, invece, mi aspetto il suo ruolo da chioccia, da persona che, per così dire, ci sia sempre nel momento in cui dovessi avere delle difficoltà.

 

È sempre più diffusa l’opinione secondo cui, piuttosto che farlo restare abbandonato in istituto, è meglio che un bambino sia adottato da una coppia omosessuale. Del resto, le coppie eterosessuali che fanno richiesta di adozione sono sempre meno. Cosa pensi di questo aspetto?

Penso che occorra domandarsi perché mancano le aspiranti coppie adottive. E se davvero mancano. Ci sono più di 5 milioni di coppie sposate senza figli in Italia. Se non fanno domanda di adozione vuol dire che ci sono degli ostacoli che andrebbero rimossi, non che manca il desiderio di adottare. Il problema è che stiamo progressivamente perdendo la cultura dell’adozione. Io spesso, quando racconto di essere un figlio adottivo, mi sento rispondere: “mi spiace”! Questo vuol dire che molte persone non riescono a comprendere appieno quanto sia bello essere adottati. E non sono solo i genitori ad adottare un bambino abbandonato, ma è anche quest’ultimo ad adottare, a donarsi, a una mamma e un papà. È proprio la forza di trasmettere questa verità che credo manchi sempre più. A tutti: genitori adottivi, figli adottivi diventati grandi, associazioni…

 

Domani parteciperai insieme a tante famiglie adottive e affidatarie di Ai.Bi. al Family Day. Che cosa ti aspetti da questa giornata?

Tanti figli adottivi arrabbiati. Perché il termine “adozione” è sempre più sfruttato da tv e giornali, ma quasi mai viene davvero approfondito. Ribadisco: si sta perdendo la cultura dell’adozione. E con essa la consapevolezza dei figli adottivi di essere unici. Certo, tutti noi siamo unici, ma i figli adottivi hanno qualcosa in più da raccontare. Di questo passo avremo sempre meno figli adottivi.

 

Anche perché il disegno di legge Cirinnà più che favorire l’adozione incoraggia ad altre forme di genitorialità come la stepchild adoption, ben lontana dall’accoglienza di un bambino abbandonato.

Certo. Ed è per questo che spero che molte famiglie si rendano conto che questo ddl esaudisce il desiderio di un figlio a tutti i costi, piuttosto che il diritto a una famiglia di tanti bambini. Bambini a cui, così, si toglie la possibilità di vivere e raccontare una bellissima storia di accoglienza, come posso fare io ogni giorno.