Milano. Neonato di due mesi nella Culla della vita del Mangiagalli: così la sua mamma gli ha donato una seconda chance

culla-per-la-vita-1Come bagaglio per la vita, gli ha lasciato due pannolini, un barattolo di latte in polvere, un cartoncino con le prime vaccinazioni e una data scritta a mano: 20 novembre 2015. Adesso il suo viaggio, il piccolo Giovanni, nato due mesi e qualche giorno, dovrà farlo con la sua nuova famiglia. Quella che lo accoglierà grazie al dono fatto dalla mamma di Giovanni lasciandolo  nella culla della vita della clinica Mangiagalli di Milano.

L’ha fatto dopo averlo accudito con cura dal giorno della nascita. E, anche prima di schiacciare il pulsante nero che attiva la saracinesca con dietro l’incubatrice, l’ha vestito con amore, avvolgendolo in una tutina blu pulita e calda, il suo unico corredo per un futuro tutto da scoprire. La tapparella si alza e si riabbassa dopo quindici secondi. Dietro c’è una culla tecnologica, in grado di tenere il bimbo in un ambiente sicuro e protetto in attesa dell’arrivo immediato dei medici.

Scatta l’allarme, un monitor collegato con la Terapia intensiva neonatale inquadra il bebè. L’idea che si sono fatti i medici è che la madre abbia fatto di tutto per tenere il figlio con sé, per poi accorgersi dopo due mesi e mezzo di non farcela. Magari per difficoltà economiche, magari perché single: i motivi che possono averla spinta ad abbandonare il figlio sono i più disparati, ma sicuramente non è una scelta fatta a cuor leggero. Il neonato è vaccinato regolarmente e le sue condizioni fisiche mostrano accudimento e dedizione.

Il nuovo nome è Giovanni, che vuol dire «dono o grazia di Dio»: l’ha scelto il primario Mosca, che gli ha dato lo stesso nome del figlio, come per testimoniare l’affetto con cui il bimbo sarà seguito. In attesa di essere adottato. Il Tribunale dei Minorenni è già stato allertato. Sarà trasferito in Pediatria. Per una nuova vita, davanti a sé.

Al Mangiagalli è la seconda volta che succede da quando, otto anni fa, è stata istituita questa moderna ruota degli esposti. Il caso precedente si era verificato nel 2012, quando era stato abbandonato un bimbo piccolissimo, nato cinque o sei giorni prima.

In Italia sono circa 50 le culle, come quella di Ai.Bi a Pedriano (in provincia di Milano)  e un elenco si trova sul sito del Movimento per la vita (www.mpv.org) . La prima ad essere aperta (secondo la lista del MPV) è quella di AOSTA nel 1993. Le culle sono presenti in 13 regioni italiane in testa la Lombardia e segue il Veneto con 7. Ma potrebbero esserci altre culle non rese pubbliche e/o non comprese in questa lista. Ed è proprio questo ciò che condiziona la scelta di una mamma: quella di non abortire dando la possibilità al figlio di avere una chance di vita, la culla termica dove viene preso in cura da operatori specializzati. In totale anonimato per la madre. Per una madre che non può o non vuole tenere con sé il proprio figlio, sapere di poter essere rintracciata costituirebbe un forte incentivo a soluzioni ancora più drammatiche, come l’aborto o l’infanticidio. Soluzioni che toglierebbero la vita al bambino, anziché aprirgli la possibilità di rinascere, come figlio adottivo.