Di Biagio (Ap): “Il ddl Cirinnà? Una sanatoria per chi ricorre all’utero in affitto”

aldo-di-biagio1Altro che norma giusta e rivoluzionaria! Siamo davanti a una sanatoria per legittimare i figli della maternità surrogata. Così il senatore Aldo Di Biagio di Area Popolare ha definito il disegno di legge Cirinnà, attualmente all’esame del Senato, durante il suo intervento di mercoledì 3 febbraio alla discussione generale tenutasi a Palazzo Madama.

Quello sulle unioni civili, ha detto Di Biagio, è uno dei provvedimenti più controversi della storia parlamentare recente. E questo a causa dei 2 pilastri su cui si fonda il ddl e da cui si propagano a cascata altre anomalie, contraddizioni e dubbi legislativi. Si tratta innanzitutto “di un precedente pericoloso di violazione dell’articolo 72 della Costituzione – spiega il senatore di Ap – e dunque di bypassaggio totale dell’autorità delle Commissioni parlamentari”. E poi, denuncia Di Biagio, si sta tentando, con un artificio legislativo, “di sfaldare la società naturale, anteponendovi una sorta di società pseudoprogressista disegnata a tavolino dal legislatore, tacciando tutto questo addirittura per tutela dei diritti umani”, sotto il peso di una “ragione politica chiaramente adultocentrica.

I sostenitori del ddl, ricorda il senatore, hanno creato una spirale di falsa informazione che portano a identificare il provvedimento con un “atto di civiltà, uno strumento di rispetto verso i minori delle famiglie arcobaleno, un atto doveroso verso quei tanti bambini nati da precedenti relazioni etero di soggetti poi diventati” componenti di un’unione civile. A diffondere questo messaggio ci hanno pensato poi comici, giornalisti e presentatori in prima serata. Con l’effetto decisamente collaterale di creare quello Di Biagio definisce un “clima di odio, arroganza e demonizzazione di tutti coloro che, additati come ipocriti e medievali, osano avere punti di vista un po’ diversi”.

Ma cosa sostengono questi “ipocriti e medievali”? Affermano che, pur condividendo l’urgenza di legittimare le tutele per gli omosessuali nella loro relazione affettiva e nelle loro libertà individuali, non serva una legge speciale che configuri un nuovo istituto analogo al matrimonio. “Garantire o rafforzare le tutele – spiega Di Biagio – non implica necessariamente ricopiare la disciplina del matrimonio. Trattiamo di 2 configurazioni differenti, che hanno anche una differente fonte costituzionale di riferimento”: gli articoli 29 per il matrimonio  e 2 per le unioni civili. “L’omologazione – afferma dunque l’esponente di Ap – è pertanto priva di una giustificazione ragionevole”. Invece il ddl va esattamente nella direzione opposta, cercando di sostituire la società naturale basata sulla famiglia con la società imposta dal legislatore, assimilando le istanze dei conviventi, seppur legittime, con le esigenze della famiglia”.

Che cosa c’è dietro tutta questa manovra? Sbandierando un fantomatico diritto alla genitorialità, non facendo capire che cosa sia realmente la stepchild adoption e spacciandola per una cosa buona e giusta per far fronte a situazioni straordinarie, si finisce di fatto per approvare una sanatoria della omogenitorialità surrogata, visto che quella biologica non può esistere. Così facendo, prevede Di Biagio, “si agevola quella categoria di potenziali omogenitori che detengono mezzi e risorse” per ricorrere a quella pratica “eticamente abominevole” dell’utero in affitto.

Insomma, il legislatore, per evitare accuse di omofobia, “introduce un diritto e ne calpesta mille altri”. Per risolvere la situazione di 529 casi – “qualcosa di ben lontano da un’emergenza sociale” – si dimenticano gli oltre 34mila minori fuori famiglia. “Se lo stesso ardore che si sta dedicando a questo ddl venisse dedicato per pochi minuti ai ddl di riforma della disciplina delle adozioni– dichiara Di Biagio – avremmo risolto metà dei problemi legati ai minori abbandonati”. Ma una norma “incostituzionale, confusa e incompleta” sembra avere la precedenza sulla riforma della legge 184/1983, “che da anni attende di essere avviata per ridurre il numero di bambini abbandonati”.

“La genitorialità non è un diritto – conclude il senatore – ma un dono di amore che deve ruotare intorno all’unico diritto preminente: quello del bambino che deve poter contare sulla stabilità e sulla complementarietà sacra di madre e padre”. Come affronteranno i nostri parlamentari questa spinosa questione? Con libertà di coscienza o con “inciuci ad hoc”?