Brasile. Ai.Bi. ottiene il riaccreditamento fino al 2018: il migliore riconoscimento per il trentennale impegno al fianco dei bambini abbandonati

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E’ stato il primo Paese nel quale Ai.Bi ha iniziato ad operare circa 30 anni fa. E continua ad essere uno dei fiori all’occhiello nel campo delle adozioni internazionali. Tanto da riconfermare questo splendido rapporto di amicizia: i bambini brasiliani potranno trovare una nuova famiglia in Italia grazie ad Ai.Bi. anche per i prossimi 2 anni.

Amici dei Bambini ha, infatti, ottenuto il riaccreditamento per continuare a operare nel Paese Carioca fino a gennaio 2018. L’Autorità Centrale Amministrativa Federale, il ministero delle donne, dell’uguaglianza razziale e dei diritti umani, ha, così, riconosciuto la qualità del lavoro compiuto da Ai.Bi. nell’arco della quasi trentennale attività. Oggi Amici dei Bambini è presente in 7 Stati: Brasilia, Bahia, Espirito Santo,Minas Gerais, Parà, Rio de Janeiro e San Paolo.

Una bella notizia che commentiamo con Monica Natale de Camargo, rappresentante nazionale Ai.Bi Brasile. A lei abbiamo posto alcune domande sulla situazione delle adozioni internazionali in Brasile e la mission di Ai.Bi nel Paese Carioca.

Nel 2015 Ai.Bi. ha più che raddoppiato il numero di coppie adottive e di minori adottati in Brasile rispetto all’anno precedente: rispettivamente 14 coppie nel 2015 contro le 6 dell’anno precedente. I bambini adottati nel 2015 sono stati 24 rispetto ai 10 del 2014.

Secondo te a che cosa è dovuto questo netto miglioramento?

“Diversi fattori hanno contribuito al cambiamento del panorama. Un miglioramento globale  nella qualità e nei tempi dei giudici e del Ministero pubblico in Brasile unitamente al lavoro dei gruppi di sostegno all’adozione. Inoltre dal 2014 come rappresentante nazionale ricopro diversi incarichi istituzionali legati alla protezione e alla difesa del diritto del minore e adolescente in Brasile. Questo ha reso possibile un costante confronto e aggiornamento sui diversi temi legati all’adozione nazionale e internazionale”.

E soprattutto ad essere sempre in prima linea. Non a caso grazie ad Ai.Bi l’adozione internazionale è stata il tema di ENAPA 2015 a Belo Horizonte (ENAPA è considerato il principale evento per le adozioni in Brasile, realizzato annualmente in diversi Stati Brasiliani).

Insieme alla ACAF abbiamo presentato e divulgato il tema dell’adozione internazionale – continua Natale de Camargo –  questo ci ha permesso di ampliare i contatti e di essere presenti in Stati nuovi.

Con il risultato che mentre le adozioni internazionali, a livello sia globale che italiano, continuano a scendere, quelle di Ai.Bi. in Brasile sono salite, ritornando, nel 2015, ai livelli del 2010 (come numero di coppie, come numero di minori e come età media dei bambini).  Inoltre, Ai.Bi. è stata chiamata a fare formazione presso l’ ENNOAPA (Incontro del Nord/Nordest di Appoggio all’Adozione) sull’adozione internazionale, ai giudici e promotori.

Qual è,  secondo te,  il punto di forza delle adozioni in Brasile che incoraggia le coppie a rivolgersi a questo Paese: un solo viaggio, tempi brevi, assenza di requisiti particolari richiesti alle coppie…?

“Processo di adozione sicuro, un solo viaggio di massimo 60 giorni e, ultimamente, i tempi di permanenza si sono ridotti visto che siamo riusciti a stabilire l’udienza appena finito il periodo di convivenza; i buoni rapporti tra i Paesi, gli stessi gusti culinari e la passione per il calcio facilitano sicuramente l’adozione di minori brasiliani con coppie italiane.  Ad oggi in Brasile ci sono circa 80.000 minori e adolescenti istituzionalizzati e solo 5.000 sono disponibili per l’adozione. Penso che tutto questo venga giustificato dal ritardo nella chiusura dei processi di de istituzionalizzazione e in quel tempo i minori aumentano di numero (ritrovando i vari fratelli) e quindi il numero delle fratrie è cresciuto”.

Che cosa ti senti di dire alle coppie che desiderano adottare per invitarle a rivolgersi proprio al Brasile, nonostante l’età media dei bambini adottabili sia un po’ alta?

“Nonostante l’età media alta dei nostri minori, sono bambini che si adattano bene alle famiglie italiane vista la prossimità tra i Paesi. Il Brasile è un paese bellissimo, tropicale con una cultura diversificata in ogni regione ed è stato considerato dai membri della Convenzione dell’Aia come il paese più sicuro per i processi adottivi”.

C’è da considerare che in Brasile i giudici tendono a non dividere i fratelli, per cui si cerca di collocare i fratelli in un’unica famiglia. Ma le coppie brasiliane difficilmente accettano fratrie e quindi vanno in adozione internazionale.

“Le divergenze religiose, inoltre – continua Natale de Camargo – molte volte separano le famiglie e siccome a livello nazionale il giudice non può garantire tale legame preferisce l’adozione internazionale in cui si ha il postadozione per due anni”.

Lo stesso vale quando uno più fratelli vanno in adozione mentre quelli più grandi restano in Brasile, i brasiliani di solito non accettano di mantenere il contatto, l’adozione internazionale invece lo prevede.

“Concludendo nella maggior parte dei casi alle coppie italiane – precisa Natale de Camargo –  si chiede di accogliere minori a partire dagli 8 anni, ma se sono aperte a fratrie potrebbero essere abbinate a minori più piccoli”.