Roma. Bimbi da utero in affitto: il giudice li lascia alla “madre sociale”

utero in affittoSentenze “creative” dei giudici. Per usare un eufemismo. Sentenze fuori dal buon senso e dalla morale. Sentenze che finiscono per avallare, comportamenti fuori legge in Italia. Ma nel Bel Paese succede anche questo: che il reato perpetrato all’estero viene poi “condonato” una volta passato il confine. E tutto con il benestare del giudice. Questa l’assurdità.

Ma raccontiamo i fatti.

Accusati di aver alterato lo stato civile dei due gemelli nati in Ucraina con la maternità surrogata, due coniugi romani sono stati assolti dai giudici della prima sezione del tribunale di piazzale Clodio perché il fatto non sussiste. La procura aveva contestato alla coppia di avere, nella formazione dell’atto di nascita al Comune di Roma, alterato lo stato civile dei due minori mediante false attestazioni.

La coppia era finita a processo perché, nel 2012, dopo essere riusciti ad avere due gemelli grazie a una donna che si è prestata ad affrontare la gestazione e il parto per loro conto, in Ucraina, avevano dichiarato all’ambasciata italiana di Kiev di essere i genitori naturali dei due piccoli. I coniugi avrebbero poi chiesto che i documenti venissero trasmessi al comune di Roma, affinché venissero trascritti nei registri di stato civile, anche se la mamma non era di fatto la persona che aveva messo al mondo i gemelli. Insomma dato che l’utero in affitto è vietato dalla legge 40 i due coniugi si sono rivolti ad una clinica di Kiev: in Ucraina la maternità surrogata è consentita, se effettuata con almeno il 50% del patrimonio genetico di uno dei genitori. Cosa poi effettivamente confermata dai test del Dna: i gemelli sono figli biologici del padre. Solo che, per poter rientrare in Italia, la coppia ha mentito dichiarando che i bambini erano figli biologici anche della donna.

Una serie di attestazioni considerate inizialmente false ma per le quali, alla fine, i giudici di primo grado hanno assolto padre e madre inventando per quest’ultima la “genitorialità sociale”.  L’inizio della fine della vera e unica genitorialità.

Fonte: La Repubblica e Secolo d’Italia