Legge sulle adozioni. Griffini (Ai.Bi.): “Presto un manifesto di area cattolica per una riforma che metta davvero al centro il bambino”

griffiniL’urgenza di una riforma dell’attuale legge sulle adozioni è avvertita da anni. Ma solo adesso che al centro del dibattito sono state messe le esigenze delle coppie omosessuali si sta affrontando davvero l’argomento. L’impressione, molto netta, è che piuttosto che pensare al diritto dei minori a essere adottati, si consideri prevalente un diritto che non esiste: quello degli adulti – tutti: eterosessuali, omosessuali, single, conviventi o sposati – ad avere un figlio.

Alcune modifiche alla legge 184/1983 sono state apportate nel 2001 e nel 2015. Ma ora si sta parlando di una vera e propria riforma di tutto il settore. La miccia si è accesa a seguito del grande dibattito sulla stepchild adoption. Da lì è nata, nel Partito Democratico, l’idea di un disegno di legge che estenda il diritto ad adottare anche ai single e alle coppie di fatto. E nel frattempo è partita un’indagine conoscitiva sull’attuazione della legge vigente.

Che cosa pensano di tutto ciò gli operatori del settore e le famiglie adottive?

“Da diversi anni chiediamo una riforma della legge sulle adozioni – ricorda Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini -, ma solo ora che ci sono in ballo gli interessi delle coppie dello stesso sesso c’è stata un’accelerata. Come Ai.Bi. faremo obiezione  di coscienza alle adozioni omosessuali”. Insito nel progetto di riforma targato Pd, avverte Griffini, c’è anche un altro rischio: “quello di creare un’agenzia statale per evitare tutti i problemi di coscienza”. Il presidente di Ai.Bi. concorda sulla necessità di modificare la 184/1983, ma nella direzione dell’interesse del bambino. Per questo, sul fronte dell’adozione nazionale, Griffini propone “di nominare un avvocato dimensione del minore all’atto dell’allontanamento dalla famiglia, il quale si faccia carico del suo progetto di vita”. Per l’adozione internazionale, invece, “occorre passare da una  cultura della selezione a quella dell’accompagnamento, a carico dei servizi, delle associazioni familiari e degli enti autorizzati”. E non solo: la riforma, per Griffini, dovrebbe comportare anche il trasferimento della Commissione Adozioni Internazionali “presso il ministero degli Affari Esteri” e l’attribuzione “a  un funzionario presso ogni Ambasciata la competenza sulle adozioni internazionali”. Tutto ciò sarà contenuto in un manifesto di area cattolica che, annuncia Griffini, “verrà preparato a breve per portare il nostro contributo in seno al dibattito”.

Una migliore applicazione della legge vigente è invocata da Donata Micucci, presidente di Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie) che ricorda come il numero delle adozioni nazionali sia sempre inferiore a quello dei bambini dichiarati adottabili. “Il numero di quelli che non vengono adottati è destinato ad aumentare – denuncia Micucci – se non si attivano progetti specifici di preparazione e di sostegno alle famiglie che potrebbero accoglierli se fossero loro offerti i necessari sostegni da parte delle istituzioni”.

Uno dei primi passi da compiere per migliorare il sistema è il riconoscimento del ruolo dell’associazionismo familiare e la sua valorizzazione nell’accompagnamento delle coppie nel percorso adottivo. Lo auspica Alberto Pezzi, referente per la rete adozione dell’associazione Famiglie per l’accoglienza, che auspica un potenziamento del sostegno economico alle famiglie e ricorda che “la disponibilità all’adozione del nostro popolo va valorizzata al meglio con intelligenza e concretezza”.

 

Fonte: Agensir