La bufala dell’eterologa: liste d’attesa interminabili, costi che lievitano, facili illusioni. E cercare informazioni diventa una caccia al tesoro

eterologa 400 286 defL’eterologa in Italia resta un lusso a disposizione solo di una ristretta élite. A due anni dalla sentenza della Corte Costituzionale che ne ha abolito il divieto, le storie di successo di questa forma di fecondazione artificiale sono poche e riguardano quasi esclusivamente chi ha i soldi per pagarsi le cure contro l’infertilità. A tutti gli altri che hanno pensato di rivolgersi a questa tecnica il destino ha riservato liste d’attesa interminabili e tante difficoltà nella scelta del centro e dei trattamenti e nel ricevere aiuto psicologico.

La geografia dell’eterologa, in Italia, è ancora molto ridotta. Negli ospedali pubblici essa è possibile solo in 3 regioni: Toscana, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. I trattamenti non sono ancora stati inseriti nei Lea nazionali (Livelli essenziali di assistenza), pertanto le singole regioni decidono autonomamente se farli rientrare nella spesa sanitaria regionale. Si va dalla Toscana, che offre sia l’omologa che l’eterologa con il solo pagamento del ticket, al Molise dove l’eterologa non è praticabile in alcun ospedale pubblico.

Tra pubblico e privato, nel nostro Paese, sono oltre 300 i centri censiti nel registro nazionale sulla fecondazione assistita dell’Istituto superiore di sanità. Ma i trattamenti variano da uno all’altro. Nei centri privati i costi possono superare i 10mila euro: si parte dai 2mila a trattamento per l’omologa e dai 4mila per l’eterologa. E si tratta dei prezzi più economici. Tenendo presente che non esiste un limite fisso di trattamenti a cui una donna può sottoporsi, si capisce bene come i costi possano lievitare facilmente. Capire dove farsi curare, quindi, è tutt’altro che semplice. Ecco perché molti decidono di scegliere da soli, ricorrendo a internet o cercando informazioni sui forum: pratica sconsigliatissima, soprattutto per quanto riguarda questi ultimi, permeabili a qualsiasi tipo di considerazione.

Altro problema è quello delle liste d’attesa: vero rompicapo non solo per i pazienti, ma anche per i medici della sanità pubblica. Chi intende ricorrere all’omologa, per esempio, si trova ad aspettare in media 5 mesi nelle regioni del Nord, 9 in quelle del Centro e 18 in quelle del Sud. Ma si arriva a punte di 2 anni di attesa. E questa situazione complica ulteriormente la possibilità di rimanere incinta.

Inoltre, in Italia c’è una cronica carenza di gameti femminili e maschili. E senza materiale genetico esterno alla coppia, l’eterologa non si può fare. “Un donatore oggi in Italia – spiega il ginecologo Luca Gianarolisi deve pagare gli esami, il viaggio, nel caso delle donne serve anche un intervento chirurgico.

Insomma, come stanno le cose non piace neppure ai fautori dell’eterologa. “Non c’è equità nell’accesso alle cure nel pubblico: se non ho 7mila euro da spendere nel privato devo rinunciare a una cura”, denuncia Filomena Gallo dell’associazione Luca Coscioni.

E intanto si moltiplicano i casi di donne bombardate con dosi standard di ormoni, di chi ha avuto a che fare con medici che alimentavano semplicistiche speranze in stanze tappezzate di foto di neonati, chi ha imparato a usare le fiale di ormoni sui forum perché nessun ginecologo ha fornito adeguate spiegazioni.

 

Fonte: La Stampa