Patto Renzi – Alfano: stepchild adoption rimandata a dopo le elezioni politiche. Sempre se il Pd avrà la maggioranza in Parlamento

renzi alfanoLe unioni civili sono legge a tutti gli effetti. Mentre il premier Renzi e il suo governo esultano, divampano le polemiche non solo sul contenuto del testo approvato mercoledì 11 maggio, ma anche sulle modalità con cui è stato ottenuto il via libera definitivo al disegno di legge, ovvero il voto di fiducia. Nel frattempo, però, sul fronte adozioni, strettamente legato al ddl sulle unioni civili, sembra per il momento scongiurato il pericolo di un inserimento della stepchild adoption nella riforma della legge 184/1983, a cui il Partito Democratico sta per mettere mano.

Archiviato il passaggio finale sulle unioni civili, dunque, il Pd punta a un adeguamento della legge sulle adozioni. Senza adozioni per le coppie dello stesso sesso. È stato lo stesso premier a spiegare la frenata: “Sulle adozioni gay non so se ci sono le condizioni parlamentari, vedremo nelle prossime settimane e mesi”. È evidente che Renzi si sia reso conto di come i fragili equilibri politici emersi durante i mesi in cui il Paese si è diviso sui temi del ddl Cirinnà non consentono forzature sulle adozioni per le coppie dello stesso sesso.  Ecco perché Renzi avrebbe assicurato al ministro Alfano e ad Area Popolare che la stepchild, almeno in questa legislatura, non verrà approvata. Se ne parlerà nella prossima, sempre ammesso, ovviamente, che il Pd abbia la maggioranza anche dopo le elezioni politiche del 2018.

Intanto divampa il dibattito sulle modalità con cui è stato ottenuto l’ok al ddl sulle unioni civili.

“E’ una sconfitta per la democrazia, per la qualità del lavoro parlamentare e per la coscienza di tanti – riassume così quanto accaduto a Montecitorio l’arcivescovo teologo monsignor Bruno Forte, segretario speciale dei due Sinodi sulla famiglia del 2014 e del 2015 -: un impoverimento della vita democratica su una questione che può avere un impatto enorme per il futuro della società”. “E’ vero che di unioni civili si discuteva da anni – spiega monsignor Forte -, ma nel momento in cui si arriva al voto tutti hanno il sacrosanto diritto di esprimersi, tanto più sui temi etici su cui le posizioni sono trasversali rispetto agli schieramenti”.

Nel frattempo anche le diverse realtà associative familiari e cattoliche esprimono tutto il loro dissenso al ddl approvato alla Camera e al ricorso al voto di fiducia. Per Massimo Gandolfini, presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli”, l’11 maggio è stato il giorno “che mortifica il Parlamento e che delinea una svolta autoritaria del premier”. Con il voto finale sulle unioni civili, dice Gandolfini, si è uccisa la democrazia: “una legge che istituisce un simil-matrimonio e de facto apre alle adozioni per coppie dello stesso sesso – spiega il medico bresciano -, privando il bambino del diritto di avere un padre e una madre, viene fatta approvare dopo un iter che ha violato ogni prerogativa del dibattito parlamentare. Porre la fiducia alla Camera, dove la coalizione governativa possiede una maggioranza schiacciante, dimostra che Renzi ha il terrore di confrontarsi su un testo divisivo e sbagliato”.

Il disaccordo verso la legge sulle unioni civili, del resto, era emerso già durante le operazioni di voto anche all’interno della maggioranza. Particolarmente forte la dichiarazione di Gian Luigi Gigli, deputato  di Centro Democratico, che, rifacendosi alle parole del Papa nell’esortazione Amoris Laetitia sulla mancanza di fondamento dei progetti di equiparazione tra matrimonio e unioni omosessuali, ha affermato che “il contentino dello stralcio della stepchild adoption non basta a soddisfare” l’esigenza di difendere l’istituto della famiglia. E ha giudicato il ricorso alla fiducia “una forzatura, finalizzata a restringere lo spazio per il voto di coscienza. Concetto ribadito anche dal suo collega di partito Mario Sberna: “E’ stata tolta ai deputati la possibilità di dire con libertà di coscienza quel che pensano”. Sulla stessa linea il deputato del Nuovo Centrodestra Alessandro Pagano che parla di “porcellum dei diritti”: “Il governo ha avuto  un comportamento opposto rispetto alla linea sulla famiglia – ha detto Pagano -. Abbiamo assistito a un vero e proprio calpestio della sacralità della vita”.

 

Fonti: Affari italiani, Avvenire