Unioni civili. Griffini (Ai.Bi.): “Una legge ad personam per 7513 coppie omosessuali. Ci sono ben altre urgenze oggi in Italia”

griffini-convegno“Non ci piacciono né il testo né il metodo con cui è stato approvato”. È diretto e severo il giudizio di Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini, sul via libera dato dalla Camera dei Deputati al disegno di legge sulle unioni civili. “Una legge  che si poteva evitare di fare – dice il fondatore di Ai.Bi. -, perché per costruire una famiglia c’è bisogno di un uomo e di una donna. Altrimenti non c’è una famiglia e non è sufficiente una norma per cambiare la realtà”.

Evidente il riferimento alla possibilità, concessa dalla nuova legge, per le coppie omosessuali di stipulare unioni di fatto equiparate al matrimonio. E indirettamente anche di adottare, perché la norma uscita da Montecitorio mercoledì 11 maggio rischia di scatenare un sempre più massiccio ricorso a una pratica disumana come l’utero in affitto.

Ma il dissenso di Griffini su quanto avvenuto alla Camera non riguarda solo il contenuto del testo approvato dalla maggioranza dei deputati. Le critiche si rivolgono infatti anche alla decisione del governo di ottenere l’ok definitivo ricorrendo al voto di fiducia. “Non è accettabile che si metta la fiducia su un provvedimento che riguarda una materia così delicata – dichiara il presidente di Ai.Bi. -, su cui dovrebbe essere consentito un dibattito libero e il più ampio possibile”.

Oltre al contenuto della legge e alle modalità di approvazione, le critiche di Griffini si indirizzano anche alla celerità con cui il governo ha voluto dare il via in Italia alle unioni civili. C’erano altre leggi ben più urgenti – denuncia il fondatore di Ai.Bi. – che si potevano approvare per aiutare le famiglie”.

A non giustificare tanta fretta e, viceversa, a dimostrare la necessità impellente di altri provvedimenti ci sono dei numeri molto chiari. La legge sulle unioni civili, infatti, viene incontro a non più di 7.513 coppie: tante sono quelle omosessuali conviventi, come si può dedurre dai dati raccolti in occasione del censimento della popolazione italiana condotto nel 2011.

Un numero ridottissimo, sottolinea Griffini, se confrontato con gli oltre 5 milioni di coppie eterosessuali sposate e ancora senza figli. “Molti di questi uomini e donne possono diventare mamme e papà attraverso l’adozione internazionale – dice il presidente di Ai.Bi. – Questa però è l’unica forma di genitorialità a pagamento nel nostro Paese. I costi troppo alti sono uno dei fattori che continuano ad allontanare le famiglie italiane dall’adozione. Una delle priorità del governo, piuttosto che le unioni civili, dovrebbe essere una riforma della legge 184/1983 che introduca la gratuità dell’adozione internazionale e un percorso adottivo molto più semplice e meno complicato di quello attuale, più simile ad un percorso ad ostacoli che ad un vero accompagnamento. Quest’ultima sarebbe una parziale soluzione alla profonda crisi demografica che affligge la nostra società. I dati pubblicati dall’Istat negli ultimi anni sulla denatalità sono i peggiori dal 1861:  nel 2015, per la prima volta, si è scesi sotto le 500mila nuove nascite . “La vera urgenza – commenta Griffini – è una legge che sostenga le famiglie che vogliano avere dei figli, biologici, adottivi o affidatari. E che dia quindi accoglienza anche a quei 35mila minori fuori famiglia anche ancora in attesa di una legge sulla temporaneità dell’ affido e sull’introduzione della figura dell’avvocato dei minori  che restituisca loro la dignità di figli”.

Senza dimenticare la realtà dei minori stranieri non accompagnati. Sono state 4.070 le domande di asilo presentate da giovani migranti a cui le autorità del nostro Paese nel 2015 hanno risposto positivamente. Contando anche quelli approdati negli anni precedenti, “sono almeno 15mila i minori stranieri non accompagnati in attesa di una legge che permetta loro di ricevere un’accoglienza familiare e che per ora giace in un cassetto della commissione Giustizia – ricorda Griffini – mentre loro sono ancora costretti a vivere in centri perennemente al collasso e in condizioni non certo ‘a misura di minore’”.

La speranza è che almeno il cambio ai vertici della Commissione Adozioni Internazionali possa segnare una svolta nelle politiche familiari. Per questo Griffini conclude con un appello alla neo presidente della Cai. “Caro ministro Boschi, dia delle risposte anche  ai sogni di molte migliaia di bambini abbandonati e di famiglie che vorrebbero accoglierli.