Roma, presentato il comitato per il no al referendum. Gandolfini: “Con la riforma, la voce delle famiglie sarà sempre più ignorata”

gandolfini“Il no al referendum di ottobre è anche per difendere le nostre famiglie”. Così Massimo Gandolfini, presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli” e organizzatore del Family Day, spiega il senso della decisione di istituire un nuovo comitato, quello delle “Famiglie per il no al referendum” che si oppone alla riforma costituzionale ideata dal governo Renzi. Una riforma “centralista e statalista, terribilmente antidemocratica” – come la definisce il medico bresciano – le cui conseguenze peserebbero anche sulla famiglia, cellula fondamentale della nostra società.

Il nuovo comitato è stato presentato ufficialmente sabato 28 maggio a Roma, nell’auditorium della Pontificia Università Antonianum, dove Gandolfini ha chiamato a raccolta giuristi, parlamentari ed esponenti della società civile. Presenti anche i rappresentanti di alcune realtà del non profit che si occupano di tutela dell’infanzia, come il presidente di Amici dei Bambini Marco Griffini.

Il punto di partenza è la legge sulle unioni civili, tema su cui il comitato “Difendiamo i nostri figli” ha dato battaglia nei mesi scorsi schierandosi dalla parte dei bambini  e del loro diritto ad avere un padre e una madre. Una legge approvata con due voti di fiducia, senza dare ai parlamentari contrari e alla società civile la possibilità di modificarla – dice Gandolfini -. Ciò ci ha provvidenzialmente aperto gli occhi sulle forze che reggono il governo, sul loro autoritarismo e sui rischi della riforma costituzionale”.

Nessun desiderio di rivincita da parte di chi, pur rappresentando milioni di famiglie, non è stato tenuto in considerazione in vista dell’approvazione della legge sulle unioni civili. Per togliere ogni dubbio a riguardo, Gandolfini entra nel merito delle ragioni che l’hanno spinto a creare un nuovo comitato: “Non vogliamo che il sistema bicamerale disegnato dalla Costituzione venga rottamato in favore di uno che accentra i poteri nella figura del premier –spiega il neurochirurgo alle centinaia di persone accorse all’auditorium romano -. Tutti i corpi intermedi vengono ignorati, compresa la famiglia e a quel punto è morta la democrazia. Se la riforma costituzionale dovesse passare, in virtù della nuova legge elettorale tutto il potere si concentrerebbe in un solo partito e in una sola persona, che, con una sola Camera, farebbe approvare in un giorno una legge sull’eutanasia, sulle adozioni gay o sulla liberalizzazione delle droghe.

Le famiglie, insomma, non avrebbero più alcuna voce in capitolo per quanto concerne i destini della società. Famiglie già fin troppo bistrattate, come evidenzia l’attuale situazione di quelle adottive o che intendono aprirsi all’adozione. “Ogni bambino ha diritto a un padre e a una madre, che potrebbero trovare se quei 5 milioni di coppie italiane senza figli venissero aiutate  e incoraggiate ad aprirsi all’accoglienza di un minore abbandonato – ha detto Griffini nel suo intervento -. Negli ultimi due anni, però, le famiglie hanno perso i propri punti di riferimento nel settore delle adozioni. La nomina del ministro Boschi alla presidenza della Commissione Adozioni Internazionali può essere un segnale positivo: siamo in attesa di una svolta che ridia slancio all’adozione, affinché questa venga vista non più solo dalla parte degli adulti, ma nell’interesse dei bambini”. È lo stesso Gandolfini a fare eco a Griffini ricordando che “è importante che un sindaco o un assessore siano sensibili alle politiche per la famiglia, che non si risolvono nel bonus bebè, ma nel far sì che in una famiglia ci sia un papà e una mamma”.

 

Fonte: Avvenire