Roma. Utero in affitto “Il figlio sospeso” il film del regista Termine per dire no alla maternità surrogata

utero in affittoSolo se conosciuta la verità rende liberi”. Parte da questo assunto ‘Il figlio sospeso’, l’opera del regista siciliano Egidio Termine proiettato ieri, 27 luglio, alla Camera dei deputati nell’ambito un’iniziativa organizzata dal Movimento per la vita. L’evento è stato organizzato dal Mibact, Regione Siciliana, Sicilia Film Commission e dal Comune di Palermo, in collaborazione con Taormina FilmFest e BIFest – Bari International Film Festival.

Il film, nelle sale il prossimo autunno, affronta il tema della maternità surrogata senza entrare nel merito di questioni bioetiche o legali, ma piuttosto affrontando lo stato di sospensione del protagonista, Lauro, la cui sete di verità lo spinge ad un “viaggio” alla ricerca della sua identità. Senza essere un film di “denuncia”, “Il figlio sospeso” riesce a raccontare tutta la drammaticità legata alla pratica dell’utero in affitto.

Si parla spesso di maternità surrogata focalizzando l’attenzione sulle madri che oggi possono essere anche quattro – ha detto il regista – . Nessuno pensa invece al bambino, al figlio che è il protagonista di questo fatto sociale nuovo. Quindi mi sono messo dalla parte del bambino e lo stesso titolo ‘Il figlio sospeso’ è esplicativo di questo mio punto di vista che parte appunto dalla necessità di attenzionare il bambino, il protagonista che viene scambiato nella maternità surrogata”.

Per  il regista Termine “il Vangelo stesso ci dice che la verità ci fa liberi, e la verità è Gesù. Ma anche laicamente questa frase ha il suo valore essenziale: solo con la verità si può raggiungere una concretezza di situazioni che fanno migliorare l’essere umano. Con la bugia accade tutto il contrario; l’essere umano si perde”.

“Questo personaggio, il protagonista del film – precisa –, va alla ricerca della verità in quanto insito nell’essere umano, nell’antropologia vera. Questa ricerca della verità si ottiene pagando anche a caro prezzo con una ferita che comunque resterà per sempre incisa nell’essere umano. La conoscenza della verità ti fa soffrire, ma ti rende anche libero con una ferita, quindi rende vero, reale. Tutto questo non può che portare un beneficio anche a coloro che sono responsabili di questa sofferenza. Le madri alla fine si riconciliano e riescono a continuare a vivere dal momento in cui il figlio li riconcilia un po’. Il personaggio principale è Lauro che paga ma dà la vita agli altri, dà l’armonia nella crescita anche alle madri che hanno commesso il fatto”.

La proiezione del film ieri è stata anche l’occasione per registrare un’ampia convergenza politica. Presenti in sala oltre al presidente di Scienza&Vita alberto Gambino, c’erano le deputate Eleonora Cimbro, Teresa Piccione e Simonetta Rubinato del Pd, Mariastella Gelmini e Gabriella Giammanco di Forza Italia, Alessandro Pagano ncd, Paola Binetti dell’Udc e Tiziana Ciprini di M5S. Fra gli intervenuti, nel dibattito seguito al film, si è registrata piena consapevolezza dei rischi che l’entrata in vigore delle unioni civili e la discussione sulla riforma delle adozioni comportano in relazione alla controversa politica della stepchild adoption.