Colombia, 21mila minori sospesi nel limbo aspettano una nuova famiglia che forse non verrà mai

bogotà abbandono colombiaQuasi 21mila bambini colombiani vivono in una sorta di limbo. Sospesi tra i drammatici ricordi dell’abbandono e degli abusi subiti, l’attesa nelle fredde mura degli istituti e la speranza di trovare presto una nuova famiglia. Speranza che però, per molteplici fattori, quasi sempre tarda a concretizzarsi. E che spesso non si concretizza mai.

Attualmente, nel sistema di protezione dell’Istituto Colombiano de Bienestar Familiar (Icbf) – l’istituzione pubblica che lavora per la tutela di minori e famiglie e si occupa anche di adozioni – sono registrati 112.504 tra bambini e adolescenti. Un numero che si gonfia mediamente di 2mila minori al mese. Di questi, alla data del 22 ottobre, 25.056 si trovano in istituto e il 60% di loro si trova appunto in una situazione di limbo: 14.914 minori in attesa di definire il proprio status sociale e legale. Non possono tornare nelle loro famiglie di origine, ma non hanno ancora ricevuto la dichiarazione di apertura del processo di adozione. E l’attesa può durare anni. In molti casi travalica i confini dell’infanzia e i ragazzi arrivano alla maggiore età senza aver ancora trovato dei nuovi genitori.

A questi vanno poi aggiunti altri 6.367 bambini che, pur essendo già stati dichiarati adottabili, non sono stati ancora accolti da una famiglia adottiva e vedono ogni giorno assottigliarsi sempre più le possibilità di essere adottati. Si tratta in genere di minori con un’età superiore ai 10 anni, oppure con problemi di salute o gruppi di tre o più fratelli.

In totale, fanno circa 21mila minori la cui infanzia si spegne tristemente nel sistema di protezione statale.  Rispetto al loro numero, la cifra di adozioni realizzate in Colombia è bassissimo: solo 1.082 nel 2015.

Eppure nel sistema di protezione i minori dovrebbero rimanere non più di 6 mesi. Il tempo necessario affinché gli avvocati di famiglia portino a termine il processo amministrativo che porta alla decisione sul destino del minore: il ritorno in famiglia oppure la dichiarazione di adottabilità. In pratica, però, il percorso è più complesso. Anche perché la Corte Costituzionale ha nel corso del tempo emesso una serie di sentenze controverse in materia. Una di queste, nel 2011 ha stabilito che, prima che venga dichiarata l’adottabilità di un minore, è necessario interpellare i suoi parenti fino al sesto grado. Così, mentre gli avvocati non possono pronunciarsi in tempi brevi senza rischiare di incorrere in sanzioni, i bambini continuano a vivere in istituto con gravi conseguenze sul loro sviluppo emotivo. “Senza dubbio, dover cercare la famiglia allargata di un minore fino al sesto grado ha imposto una maggiore complessità, estendendo i tempi di ricerca”, conferma la presidente dell’Icbf Cristina Plazas.

 

 

Fonte: Semana. com