Adozioni internazionali. “Voi quanti contanti fate portare all’estero….?” Ecco le domande choc delle aspiranti coppie adottive negli incontri informativi. Il consiglio di Ai.Bi : “Rivolgetevi solo agli enti che certificano il proprio bilancio”

pagamenti in neroVoi quanti contanti fate portare all’estero….?” e ancora “se sul Paese per emettere prima il passaporto vi chiedessero 600 euro in più voi che fareste?e addirittura “…in un incontro informativo di gruppo ci hanno avvertito che per ciascuno dei 3 viaggi sarebbe stato necessario portare in contanti 1500 euro in più…Lo chiedete anche voi?

Queste sono solo alcune delle domande che gli operatori si sentono rivolgere nel corso degli incontri informativi dalle coppie desiderose di avviare l’iter adottivo.

La nostra riposta è sempre la stessa “Ai.Bi non fa portare soldi in contanti e non tracciabili nel Paese estero perché è un atto illegale che mette in moto un meccanismo di corruzione”.

E’ opportuno ricordare a questo proposito che l’Ente autorizzato che spinge una coppia a fare questo pagamento “extra” e in nero, è passibile di revoca dell’ autorizzazione, oltre che di denuncia penale

Del resto le linee guida CAI (Commissione Adozioni internazionali), promulgate nel 2008, a riguardo sono molto chiare e precise.

L’articolo 18 dei “Criteri per l’autorizzazione all’attività degli enti”, afferma infatti che “i rapporti economici tra enti e coppie che conferiscono il mandato devono essere regolati a mezzo di bonifico su apposito conto corrente bancario o postale”. L’articolo 12 delle stesse Linee Guida, poi, precisa che “i collaboratori dell’ente all’estero devono essere retribuiti per le loro prestazioni soltanto dall’ente. Le coppie in carico all’ente non possono fare da tramite per i pagamenti”.

Ma spesso le coppie replicano, riportando quanto gli enti autorizzati avrebbero detto loro, ovvero che in certi Paesi non è possibiletrasferire denaro tramite le banche. Cosa assolutamente falsa!

Ai.Bi, che opera in 31 Paesi, certifica che è possibilissimo.

Non abbiamo, infatti, notizie anche di un solo Paese – nel quale le famiglie adottive possono recarsi e non sono quindi in corso guerre o altri disastri –  in cui non sia possibile effettuare pagamenti con mezzi tracciabili, se non per brevissimi periodi (giorni) e a causa di eventi disastrosi quali calamità naturali o rivolte armate.

Va da se’, quindi, che se in un Paese un Ente Autorizzato chiede pagamenti in contanti, vuol dire che deve nascondere qualcosa a qualcuno. Se, infatti, i pagamenti con mezzi tracciabili sono sempre possibili, perché un ente dovrebbe comunque richiedere pagamenti in contanti?

I motivi possono essere diversi: dall’evasione delle imposte in Italia o all’estero alla corruzione, fino, nei casi peggiori, al traffico di minori.

Cosa fare dunque se, contravvenendo alla legge, un ente chiede soldi in contanti? Denunciare alla CAI ( o a qualsiasi forza dell’ordine ) e scegliere un ente che certifica il proprio bilancio. Denuncia che può essere fatta  anche in forma anonima, così come previsto del resto dalle linee guida de L’Aja. Infatti proprio per aiutare i genitori a denunciare l’accaduto, l’Ufficio Permanente de L’Aja, infatti, nel documento “Elenco delle buone pratiche riguardanti gli aspetti finanziari dell’adozione internazionale” pubblicato a giugno 2014, suggerisce alle Autorità Centrali di “prevedere un metodo di facile accesso che permetta alle coppie e agli altri attori di segnalare ogni tipo di abuso, anche in forma anonima”.

Per ridurre il rischio di incorrere in queste tipologie di pagamenti (contanti o nero) il consiglio è di scegliere un ente autorizzato che abbia un bilancio certificato da una società di audit esterna.

Infatti la revisione di bilancio prevede la verifica della correttezza delle scritture contabili e dell’adeguatezza dei documenti giustificativi a supporto di tali scritture. Ovviamente un ente che riceve pagamenti in contanti o addirittura in nero non potrebbe ottenere la certificazione di bilancio.

Anche lo Stato pare che si sia deciso finalmente a combattere la piaga dei pagamenti in nero. Un primo passo, infatti, è l’approvazione all’ emendamento al decreto fiscale che stabilisce che chi preleva dal conto corrente una somma superiore a mille euro in un giorno o a cinquemila euro in un mese potrà essere oggetto di indagini da parte dell’Agenzia delle entrate.

A partire da oggi, viene, infatti, fissato un limite numerico alle operazioni sul proprio conto oltre il quale scatterà automaticamente una presunzione di ‘nero’ qualora il contribuente non riesca a dimostrare il contrario.

Trasparenza che dunque per le coppie non è solo un diritto ma anche un dovere.