“Non c’è libertà se si sfrutta chi non ha scelta”: Ai.Bi. aderisce alla campagna “Questo è il mio corpo” per colpire il mercato della prostituzione

prostituzioneColpire la domanda per contrastare le devastanti conseguenze della prostituzione. È questo lo scopo della campagna di sensibilizzazione “Questo è il mio corpo”, promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. All’iniziativa aderisce anche Amici dei Bambini che ha, tra le sue finalità, anche quella della tutela dei soggetti più a rischio di finire nel tunnel della prostituzione: donne provenienti da situazioni di disagio, minorenni in condizione di fragilità, giovanissimi migranti soli. Ai.Bi. si unisce quindi alla richiesta al Parlamento italiano di approvare la proposta di legge Bini che intende punire il cliente dello sfruttamento sessuale, togliendo così alle organizzazioni criminali la fonte di guadagno e combattendo lo sfruttamento di persone vulnerabili.

Alla campagna possono aderire tutti: cittadini, enti locali e associazioni. I primi hanno la possibilità di sottoscrivere la petizione a sostegno della proposta di legge. Gli enti locali, dal canto loro, potranno contattare la Comunità Papa Giovanni XXIII per organizzare insieme degli incontri di sensibilizzazione sul tema. Le associazioni, infine, sono invitate a diventare partner dell’iniziativa, così come ha fatto Ai.Bi.

“Dobbiamo superare il punto di vista di chi difende la libertà sessuale di ‘andare a prostitute’ – spiegano i promotori della campagna -. Si tratta infatti una libertà esercitata nei confronti di una persona che non è libera e non ha scelta. E non ci può essere libertà in un comportamento che nasce da una catena di sopraffazioni.

Il modello che la proposta di legge Bini si propone di imitare è quello “nordico”, applicato con successo in Paesi come Svezia, Finlandia, Norvegia, Islanda, Irlanda del Nord e Francia, dove si è deciso di punire i clienti delle prostitute. I numeri attestano l’efficacia del sistema: in Svezia, per esempio, le prostitute sono diminuite del 65%, in Norvegia del 60%, con un notevole effetto deterrente anche sul fenomeno della tratta in generale. Un risultato positivo che si è accompagnato anche a un cambiamento culturale. Sempre in Svezia, prima della legge in materia, solo il 30% della popolazione si dichiarava favorevole alla criminalizzazione dei clienti delle prostitute. Negli ultimi anni questa percentuale è salita al 70%.

Già nel 1949 la Convenzione internazionale contro la tratta aveva stabilito che “la prostituzione e il male che l’accompagna, vale a dire la tratta di esseri umani ai fini della prostituzione, sono incompatibili con la dignità e il valore della persona umana. Nonostante questo e nonostante la chiusura delle “case di tolleranza”, ottenuta in Italia con la legge Merlin del 1958, il fenomeno è drammaticamente riemerso a partire dagli anni 90 con lo sviluppo dei flussi migratori, che vedono le vittime completamente alla mercé di trafficanti e sfruttatori. “Con la recente emergenza profughi – spiega ancora la Comunità Giovanni XXIII – le organizzazioni criminali hanno trovato nuove opportunità per reperire, condizionare e introdurre in Italia le vittime del mercato della prostituzione”.

Attualmente si calcola che queste ultime, in Italia, siano tra le 75mila e le 120mila, il 37% delle quali ha tra i 13 e i 17 anni. Più di 3milioni all’anno sono i clienti, per un giro d’affari di circa 90 milioni di euro. Una violazione della dignità e dei diritti umani, con la complicità dei clienti, che anche Ai.Bi. si impegna a fare di tutto per sradicare.