Firenze. Dal 1° dicembre arriva “La mia vita da Zucchina”: poetico ritratto di una “casa famiglia” in cui un piccolo orfano ritrova l’amore

la-mia-vita-da-zucchina-11-1024x550I sentimenti non hanno età: hanno solo un inizio e mai una fine. Ce lo insegna “La mia vita da Zucchina”, il film di animazione che la Fondazione Stensen di Firenze proietterà da giovedì 1° a martedì 6 dicembre nella sua sala cinematografica nel capoluogo toscano. Amici dei Bambini, della cui sede fiorentina la Fondazione Stensen è partner, offre il proprio patrocinio all’evento che vivrà un appuntamento speciale nella serata di giovedì 1°. In quell’occasione, infatti, la referente di Ai.Bi. Toscana, Michelina Della Porta, presenterà al pubblico la campagna Fame di Mamma, con la quale Ai.Bi. combatte il fenomeno dell’abbandono dei minori in Italia, attraverso la sua rete di strutture di accoglienza e di sostegno ai bambini fuori famiglia e alle mamme fragili. Verrà anche proiettato lo spot sulla campagna e quello dedicato a Un giorno in una casa famiglia di Ai.Bi.,  in cui si racconta la quotidianità dei bambini temporaneamente accolti nella case famiglia di Ai.Bi. gestite da una famiglia affidataria.

Il film tratta un argomento molto vicino ai temi al centro di “Fame di Mamma”. Il protagonista, infatti, è un bambino ospite di una piccola struttura di accoglienza per minori, dove scopre l’amore e l’amicizia e alla fine viene adottato.

Zucchina, il cui vero nome è Icaro, a 9 anni perde la mamma in un incidente stradale. Mentre il papà lo ha abbandonato da molto tempo. Sarà un poliziotto ad accompagnare il piccolo in una casa famiglia. E’ qui che Zucchina capisce di non essere rimasto solo al mondo. All’inizio resta chiuso nel proprio dramma, ma poi, lentamente, si apre alla vita della piccola comunità di orfani come lui in cui è capitato. Un gruppo già formato, in cui anche lui deve trovare un posto e un senso alla propria vita. Lo farà confrontandosi con tutti gli altri piccoli ospiti della struttura: Simon, Ahmed, Jujube, Alice Béatrice… Ognuno di loro ha delle storie particolari. C’è chi sfoga la sua sofferenza facendo il bulletto e chi invece si chiude a riccio fino a nascondere la propria faccia. Ma anche i più duri hanno un cuore d’oro. Così Zucchina scoprirà che ha 10 anni si può essere felici e, grazie a Camille, capirà di poter fare breccia nel cuore di qualcuno.

Tratto dall’omonimo romanzo di Gilles Paris, “La mia vita da Zucchina” è la trasposizione cinematografica realizzata da Claude Barras e scritta da Céline Sciamma. Presentato al Festival del Cinema di Cannes 2016, il film ha vinto il premio del pubblico a San Sebastian e quello come miglior animazione ad Annecy. Con la grazia e la forza poetica che solo i piccoli capolavori possono vantare, senza mai scadere nella tragedia o nella retorica, “Una vita da Zucchina” prende a tema con delicatezza e sensibilità la condizione dei bambini orfani. Ma non solo. Traccia anche un ritratto della “casa famiglia” e del suo tentativo di ricostruire, attorno a una storia di maltrattamenti e di dure prove, un ambiente famigliare, affettuoso e accogliente. In cui la giovane coppia che lo gestisce e la direttrice sono solo apparentemente rigidi e severi.