Il donatore di oggi? Donna, matura, laureata ma… per gli anziani donare dà un nuovo senso alla vita

donazioniIn età matura, con reddito alto o medio alto e di professione dirigente, funzionario o quadro. Ecco il profilo del donatore italiano medio ai giorni nostri, così come delineato del corso del convegno “La cultura del dono premia”, organizzato dall’Istituto Italiano della Donazione, in collaborazione con il Banco Popolare. Svoltosi a Roma mercoledì 30 novembre, l’evento ha fatto il punto sull’attuale situazione della cultura della donazione nel nostro Paese: una realtà comunque trasversale all’interno della società, anche se ancora poco valorizzata dal mondo della comunicazione.

Paolo Anselmi, vicepresidente di Gfk Eurisko, ha tracciato un quadro delle caratteristiche del donatore di oggi. Con una leggera predominanza delle donne sugli uomini, chi sceglie la strada della beneficenza ha in prevalenza tra i 55 e i 64 anni, mentre la propensione alla donazione cala man mano che si prendono in considerazioni categorie più giovani. Per gli anziani, rileva Anselmi, donare dà un nuovo senso alla vita. Equamente distribuiti tra Nord, Centro, Sud e Isole, i donatori hanno uno status lavorativo medio alto. Da notare però che al secondo e terzo posto nella graduatoria “professionale” dei donatori italiani ci sono rispettivamente pensionati e impiegati o insegnanti. Se la propensione alla solidarietà aumenta con l’aumentare del reddito, analoga proporzione non si ritrova per quanto riguarda il livello di istruzione. Dietro i laureati, che costituiscono la categoria di donatori più numerosi, si trovano infatti coloro che hanno solo la licenza elementare. Calano in generale le donazioni più ridotte, mentre aumentano quelle più cospicue.

Ma che cosa induce gli italiani a donare? Secondo i dati riferiti da Anselmi, soprattutto le emergenze umanitarie, per le quali nel 2015 si sono registrati 2 milioni di donatori. Nella scelta del soggetto a cui devolvere il proprio gesto di solidarietà, per gli italiani conta ancora molto la conoscenza personale o il contatto concreto con l’organizzazione. Il 26% dei donatori, infatti, intraprende la strada della solidarietà grazie al passaparola di parenti e conoscenti e un altro 25% lo fa dopo aver affiancato un banchetto in piazza. Scegliere un ente o un progetto, inoltre, è quasi sempre sinonimo di pregressa fiducia in esso.

Nel corso del convegno romano, poi, Giovanni Sarani dell’Osservatorio di Pavia ha fatto il punto su come i media “comunicano la donazione”. Partendo dall’analisi dei telegiornali della sera, condotta nell’ambito dell’indagine “Dono e dintorni”, Sarani ha evidenziato come la tv dia più spazio alle paure, agli scandali e alle denunce che alla solidarietà. La maggior parte delle notizie riguarda infatti fenomeni come l’immigrazione, il disagio, la povertà, la fame del mondo, mentre la solidarietà resta una realtà ancora poco narrata. Trova spazio solo in caso di emergenze umanitarie. Soltanto allora i media si rivelano propensi a dare spazio alle raccolte fondi. Le donazioni quotidiane, quelle non legate all’impulso, restano ancora mediaticamente ai margini.