Strasburgo. La Corte dei diritti dell’uomo “La Russia non può escludere i cittadini Usa dalle adozioni internazionali: è discriminazione”

russiaIl freno alle adozioni internazionali imposto dalle Autorità di uno Stato, parte alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, nei confronti degli aspiranti genitori, cittadini Usa, è una discriminazione in base alla nazionalità e una violazione del diritto alla vita familiare.

Lo ha stabilito la Corte dei diritti dell’uomo con la sentenza di condanna alla Russia depositata ieri (n. 6033/13) e di cui parla oggi “Il Sole 24 Ore” in un articolo a firma di Marina Castellaneta.

A ricorrere a Strasburgo, alcuni cittadini statunitensi che, dopo aver superato l’iter per l’adozione di bambini russi, molti dei quali malati, avevano visto naufragare le proprie speranze perché la Duma aveva adottato una legge che vietava le adozioni se coinvolti cittadini Usa. Una scelta contraria ai diritti dell’ uomo. “È evidente – osservano i giudici internazionali – la discriminazione sulla base della nazionalità”.

La Corte ha giudicato anche infondata la giustificazione di Mosca relativa all’esigenza di incoraggiare le adozioni all’interno del Paese, per non sradicare i minori.

Il dato ancora più grave, che ha spinto la Corte a condannare lo Stato, la circostanza che il “no” alle adozioni era arrivato in una fase avanzata della procedura.

Questo aveva causato una brusca interruzione dei rapporti tra bambini e aspiranti genitori, avvenuta malgrado il legittimo affidamento delle parti coinvolte e malgrado gli aspiranti genitori avessero incontrato, varie volte, in Russia, i minori, instaurando un rapporto affettivo che le autorità russe hanno fermato senza esitazioni.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore