Basta fango, odio, diffamazione: le adozioni internazionali meritano fiducia

adozioni4(di Giorgia Governale, resp. Ufficio stampa Ai.Bi.)

C’è un tempo per le critiche, le lotte e le battaglie. Ma c’è un tempo anche per la pace, per deporre l’ascia di guerra e ricostruire dalle macerie. C’è un tempo per le denunce e le cattive notizie, ma c’è un tempo anche per le buone notizie.

Perché non sorprendetevi: le buone notizie esistono!

Spesso sono semplicemente relegate in qualche angolo del quotidiano. In realtà basta saperle cercare e riconoscere, per rendere l’informazione più piacevole. Oppure serve, semplicemente, che qualcuno le metta a disposizione di tutti.

Le buone notizie, le belle notizie, le notizie positive forniscono il tassello mancante capace di rispondere all’ esigenza di sapere che il mondo non va poi così male.

Le notizie positive raccontano i sogni, le speranze, le storie di persone comuni che, nonostante tutto, vanno avanti e alla fine ce la fanno.

Questa è la comunicazione costruttiva che da voce a ciò che funziona, proponendo un modello di informazione che riparte dai valori delle persone e dall’etica dei media, facendo appello a quel grande senso civico comune presente nella stragrande maggioranza di noi e voi, e che i mass-media spesso intorpidiscono.

Si sa: le notizie negative fanno più clamore e hanno maggiore audience e capacità di diffusione. I mezzi di informazione giocano su questo normale meccanismo mediatico creando però allarmismi e sfiducia, alterando la realtà.

Come sta accadendo ormai (da troppo tempo) con le adozioni internazionali sempre più identificate con un mondo losco, costellato solo da iter lunghi, farraginosi che irrimediabilmente finiscono male: “imprese impossibili” da cui, il sentimento finale che rimane, è meglio “starci lontano”. Con il risultato inevitabile di scoraggiare coppie e famiglie che così sempre meno decidono di accogliere un bambino abbandonato.

Ma l’adozione internazionale non è questo: l’adozione è una cosa meravigliosa, l’adozione è un dono che un uomo e una donna fanno a un bambino solo, dando lui quell’amore e quella casa che ha sempre sognato. L’adozione è dare a un essere indifeso (il bambino) la capacità e la possibilità di avere di nuovo fiducia nell’altro (mamma e papà). L’adozione è quel miracolo terreno che si realizza molto più frequentemente e più facilmente di quello che si dice: solo che non si sa, perché nessuno (o pochi) racconta le belle storie, quelle che iniziano e finiscono bene.

Per questo Ai.Bi., per il bene di quel bambino che ha il diritto di tornare a sognare e di tornare ad avere fiducia, percorre la strada dell’informazione costruttiva o giornalismo delle soluzioni (solutions journalism): un modo di approfondire la notizia orientato non solo a raccontare i fatti, ma soprattutto a fornire informazioni sulle possibili soluzioni al problema.

Perché, se è sotto agli occhi di tutti che le adozioni internazionali vivono uno dei momenti più critici della storia, non è certo raccontando le “cattive storie” che le si aiutano. Bisogna guardare alle soluzioni, metterle in atto e contemporaneamente (e soprattutto) raccontare le belle storie. Perché le adozioni internazionali si meritano fiducia.

Se scritte bene, ovvero senza ingerenze e assoggettamenti, le storie sono così un utile strumento per fornire informazioni preziose su come migliorare e rilanciare le adozioni internazionali.

Insomma in questo momento di ‘difficoltà’, in cui fanno più notizia i fallimenti adottivi (anche se in minima percentuale) Ai.Bi. inverte la rotta raccontando quanto invece l’adozione sia una cosa meravigliosa. E a dirlo sono le coppie stesse.

Questa è la nostra informazione costruttiva: dimostrare con i fatti (i racconti delle famiglie stesse) che non solo adottare si può, ma che dell’adozione e di tutto il mondo che le gira attorno ci si può fidare. Ci si deve fidare.

Una battaglia culturale, innanzitutto, che Ai.Bi. prende come sua sfida e mission: tornare a pensare positivo, a riavere fiducia e ridare fiducia alle adozioni internazionali.

Solo così ci si potrà salvare da questo odio dilagante, dalla caccia alla streghe che si è respirato finora. Solo così le coppie e le famiglie si riavvicineranno all’accoglienza di un bambino abbandonato. Solo così ci sarà una possibilità in più per quel bambino solo, che vive in un istituto dall’altra parte del mondo e che si addormenta la sera sognando una casa.

Solo con le belle notizie si riporta pace e fiducia. Perché l’adozione è una cosa meravigliosa. Non è guerra, non è odio, non sono ombre, non sono maldicenze. L’adozione è per un bambino tornare ad essere figlio.