Adozioni internazionali. Russia. Andrej: “Mi cerchi una mamma e un papà, per me e Ivan?” e così sono arrivati Paola e Luciano.

L’adozione è sempre una gioia, ma da conquistare. Anche da parte di chi diventa figlio.

Andrej, oggi 13 anni, lo aveva chiesto: “Cercami una mamma e un papà, per me e Ivan. E quando, per i due fratellini, sono stati trovati dalla sede Ai.Bi di Salerno Paola e Luciano, la realtà di vivere insieme non si è manifestata, all’inizio, a tinte delicate.

E’ stato impegnativo, forse nemmeno noi lo immaginavamo così – dicono i genitori, oggi più rasserenati di un anno e mezzo fa quando rientrarono in Italia con i figli dalla Federazione Russa – Erano felici di essere stati finalmente adottati ma avevano dentro una forte rabbia. Sembrava non volessero lasciare quel che avevano, la vita di istituto, i ricordi nel loro paese, il loro doloroso passato”.

Andrej e Ivan, avevano conosciuto mamma e papà nel giugno 2014, nel corso del primo dei tre viaggi previsti dalla procedura. Tra un viaggio e l’altro la famiglia riuscì a tenere i contatti con telefonate via skype, fino all’estate 2015 quando finalmente poterono lasciare l’istituto di Volgorad, ex Stalingrado.

La signora che ci aiuta in casa è russa e quindi ci aveva aiutato nelle traduzioni – ricorda la mamma – e i bambini sembravano contenti, curiosi di vedere la casa, di conoscere tutto dell’Italia. Eppure, una volta usciti dall’istituto, quando ancora eravamo in Russia, hanno subito manifestato ostilità: non volevano rispettare le regole e i ruoli, volevano essere indipendenti, forse immaginavano che uscire dall’istituto volesse dire libertà”.

A complicare le cose la morte della nonna materna. Eppure in un momento così difficile, anche per i figli catapultati in un nuovo ambiente, in una vita ancora sconosciuta che cominciava, Andrej non faceva che ripetere alla mamma: “Non ti preoccupare, non piangere”.

Sono stati sempre molto affettuosi, malgrado i momenti di scontro – dicono mamma e papà – : ce l’hanno fatta egregiamente”.

Paola e Luciano sono stati aiutati non solo dall’équipe psicologica della sede Ai.Bi. di Salerno ma anche dalla rete di famiglie adottive territoriale che fa capo all’associazione : “Far parte di una rete di famiglie è servito a noi, per crescere come genitori – dicono – : se possiamo dare un consiglio alle coppie, è bene che dedichino tempo ed energie soprattutto al post adozione perché le attese e la burocrazia, prima o poi, terminano. L’adozione inizia dopo, con i ragazzi a casa”.

Oggi tutto volge verso un assestamento della famiglia dove anche il papà, che ha qualche capello bianco in più della mamma, spesso veniva canzonato dai figli perché ritenuto troppo vecchio.

Sapevano come metterci alla prova – racconta Luciano – Oggi il rapporto tra noi va meglio: viviamo molto tempo insieme e se c’è da giocare al pallone, tutto passa in secondo piano

I ragazzini sono appassionati di calcio:Andrej vuole diventare un campione – racconta Paola – e solo se non dovesse riuscirci allora tenterà la strada del poliziotto o del pilota. Ivan invece è più timido e giocherellone, non pensa ancora al futuro. Sono molto belli e anche per questo molto ricercati”.

I ragazzini hanno molti amici, sono appassionati delle corse in bici nelle campagne del Salento e amano giocare con i cugini. Hanno imparato bene l’italiano pur riuscendo però a mantenere il russo. “Se vogliono farci arrabbiare – concludono i genitori – si mettono a confabulare in russo tra loro!