adozioni etiopia

Adozioni in Etiopia. Griffini (Ai.Bi.) “ Atto fuori dalla cornice della legalità e dei dettami della convenzione dell’ONU dei diritti dell’infanzia”.

La disfatta italiana è etìope: con la chiusura delle adozioni internazionali, l’Italia prende un altro colpo al suo sistema d’accoglienza.

Non solo, negli ultimi cinque anni, non sono stati aperti nuovi Paesi alla adozione internazionale  ma addirittura un altro chiude le sue porte.

“Chi ne fa le spese sono i bambini abbandonati”, commenta Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini.

Al calo progressivo del 73,5% delle adozioni internazionali negli ultimi dieci anni si aggiunge un’altra disfatta: lo stop arrivato dall’Etiopia. Non bastava non aver aggiunto nemmeno un nuovo Paese nella lista delle nazioni adottive negli ultimi cinque anni: un altro chiude i cancelli alle coppie italiane. Perché?
Lo stop sembra essere collegato alla vicenda della bambina nata in Etiopia e morta nel 2011 negli Usa, la cui madre  adottiva fu condannata per omicidio con abuso, innescando sdegno nel Paese africano.

In un’intervista all’Agenzia Giornalistica Italia, Marco Griffini, presidente di Ai.Bi., Associazione Amici dei Bambini, fa emergere tuttavia ben altri e differenti punti di vista sulla chiusura drastica del Paese all’adozione internazionale:” “Sono tutte scuse per poter chiudere e chi ne fa le spese sono i bambini abbandonati. Milioni di bambini che così non avranno un futuro; ma c’è anche un’altra ipotesi, ovvero che l’adozione internazionale sia uno dei rating di valutazione presi in esame dalla Banca Mondiale. Come a voler dire che se il numero delle adozioni è alto significa che quella nazione non sa provvedere ai suoi bambini. Se ciò dovesse essere confermato sarebbe un vero scandalo”.

Griffini non si lascia sfuggire inoltre i dubbi sulla legalità del gesto, e aggiunge: “Questi Paesi che chiudono alle adozioni internazionali si pongono fuori dalla cornice della legalità e dei dettami della convenzione dell’ONU”.

La mancanza di nuovi paesi nella lista delle possibili nazioni adottive è inoltre segno di una grave mancanza di impegno da parte della politica estera italiana che ha smesso di concludere accordi bilaterali.

Da almeno 5 anni, per un disinteresse politico, abbiamo smesso di stringere accordi bilaterali con gli altri Paesi. Eppure in molti aspettano da tempo. Primi fra tutti il Nepal, la Cambogia e la Bolivia”, commenta amareggiato il presidente che, in vista delle elezioni del 4 marzo rilancia: “vogliamo approfittare di questa tornata elettorale per rilanciare le adozioni internazionali, magari unendole al problema denatalità. E poi vorremmo arrivare alla gratuità dell’adozione, non si capisce perché questa genitorialità si debba pagare. E’ così ad esempio nei Paesi del nord. Ma il vero scoglio da superare è che l’adozione è ancora concepita come una cortesia nei confronti delle coppie sterili”.

Fonte: Agi.it