Africa. Il dramma dei bambini albini: assisterli in loco o salvarli con l’adozione internazionale?

Il Corriere.it pubblica una ‘buona notizia’ che è frutto del lavoro amorevole di una suora, madre Carla Rebolini, e dei volontari che si sono presi cura dei bambini albini del Paese, un tempo oggetto di indicibili violenze e di abbandono da parte delle famiglie

Se questa lodevole iniziativa ha avuto successo e i piccoli oggi sono accettati e integrati nella vita dei villaggi cristiani e musulmani, una volta fuori dalla scuola che la missione ha costruito rischieranno comunque di restare bambini e poi ragazzi abbandonati. In attesa che la cultura africana cambi, all’emarginazione è preferibile l’adozione internazionale

Africa. Il dilemma dei bambini albini: salvarli in loco o con l'adozione internazionale?Una situazione culturalmente e socialmente agghiacciante, bambini nati con un deficit di pigmentazione, cioè albini, che sono oggetto di indicibili violenze, abbandonati dai genitori e talvolta anche uccisi per costruire talismani portafortuna con parti del loro corpo: è quella raccontata da Corriere.it in Tanzania. Una condizione cui ha cercato di mettere mano suor Carla Rebolini, chiamata a Tabora, località del Paese africano, dall’arcivescovo Paoul Ruzoka che le ha chiesto di proteggere questi piccoli, vittime innocenti di superstizioni e scarsa conoscenza medica.

La missione che crea, insieme a due giovani suore e ad altre due volontarie, si configura subito ardua: una casa isolata, senz’acqua e senza luce, ma soprattutto ‘a rischio’. Attraverso la richiesta di aiuto in Italia, suor Carla trova i fondi per costruire un recinto, pagare una guardia privata, quindi pian piano edificare una scuola per l’infanzia e, alla fine, anche una scuola elementare. Il tutto, in meno di 5 anni.

Tutto bene, dunque. Almeno in apparenza. Perché il risultato certamente positivo di aver salvato la vita a tanti bambini e aver reso possibile la loro ‘accettazione’ culturale nel villaggio sia ai cristiani che ai musulmani si scontra, tuttavia, con il ‘gap’ culturale africano che rimane al di fuori di quella cornice ‘protetta’. Non solo: se non vengono accettati dai loro genitori, rimarranno bambini (e poi ragazzi) abbandonati. Quale sarà il loro futuro fuori dalla scuola? Emarginati in attesa che gli africani modifichino il loro giudizio su di loro? Probabilmente, in questo frangente, sarebbe molto più efficace e risolutiva per loro, nel lungo termine, la scelta dell’adozione internazionale.

 

Fonte: Corriere.it