#Stoputeroinaffitto A Roma non li possono vedere ma i diritti dei bambini sono più forti della censura di Virginia Raggi 

#stoputeroinaffitto. Marco Griffini, presidente di Ai.Bi., in un tweet “Se la Raggi censura i diritti dei bambini, noi pubblichiamo. I bambini non si comprano, stop all’utero in affitto, in Italia vietato per legge.”

La campagna #Dueuomininonfannounamamma, spiegano Pro Vita e Generazione Famiglia in una nota stampa di ieri, 17 ottobre, è una risposta decisa a tutti quei giudici e sindaci che, violando la legge e il supremo interesse del bambino, hanno disposto la trascrizione o l’iscrizione di atti di nascita di bambini come figli di “due madri” o “di due padri”.

“… in Italia si è liberi di reclamizzare la maternità surrogata” vietata dall’art. 12 della legge n. 40 del 2004 “mentre si cancellano le voci di libertà che mirano a rimettere al centro la dignità dei bambini, il loro diritto ad avere una mamma e un papà e la dignità delle donne, usate come incubatrici” è la dura condanna delle associazioni promotrici del Family Day, Pro Vita e Generazione Famiglia, alla censura della loro campagna #Dueuomininonfannounamamma contro l’utero in affitto da parte della sindaca di Roma, Virginia Raggi.

Solo pochi mesi fa, la Raggi aveva chiesto la rimozione dei manifesti antiabortisti delle due associazioni aderenti al Family day, ma questa volta ha battuto un nuovo record, annunciando dopo nemmeno  24 ore la rimozione dei manifesti contro l’utero in affitto, affissi da Generazione Famiglia e Pro Vita Onlus su oltre 40 maxi cartelloni presenti nella capitale.

A che titolo e sulla base di quali norme  il codice etico delle affissioni di Roma Capitale possa ritenere offensivo il manifesto, non è chiaro. A tal proposito è intervenuto anche Massimo Gandolfini leader del Family day, ricordando che “il mercimonio di madri surrogate, di gameti scelti in base al sesso e l’etnia e di bambini strappati al seno materno a poche ore dalla nascita, restano pratiche illegali perseguite dalla legge italiana”.

Il vero offeso del manifesto, incalza il presidente dell’Associazione Pro Vita, Antonio BrandiÈ il bambino, messo in vendita per coppie gay e destinato a essere strappato dalla madre che lo ha partorito”.

E proprio sul tema, a novembre toccherà alla Cassazione pronunciarsi sull’iscrizione all’anagrafe della città di Trento in favore di una coppia di uomini che aveva fatto ricorso all’utero in affitto in Canada.