Etiopia: in attesa della riapertura delle adozioni internazionali, il premier diventa genitore adottivo

La Corte Suprema etiope auspica un maggior impegno per i bimbi in condizione di bisogno. Ma l’UNICEF snobba la adozione internazionale…

Come è noto, le adozioni internazionali verso l’Etiopia sono state vietate per legge dal governo del Paese africano dopo il drammatico caso di Hana Williams, la ragazzina tredicenne affidata nel 2008 a una coppia di cittadini americani di Washington e successivamente morta solo tre anni dopo per ipotermia, morte per la quale furono condannati (per omicidio colposo) i genitori adottivi, che, secondo gli inquirenti, l’avevano costretta a una serie di indicibili stenti e sofferenze.

Una chiusura verso le adozioni internazionali, quella dell’Etiopia, che ora potrebbe però essere messa in discussione dall’avvento del giovane premier 42enne Abiy Ahraed, in carica da pochi mesi. Questi, nei giorni scorsi, si è infatti reso protagonista di un gesto importante: l’adozione, insieme alla moglie e first lady Zinash Tayachew, di un orfano di due anni, il piccolo Milion, che era ospitato in una struttura di Addis Abeba.

“Questa decisione – ha detto il presidente della Corte Suprema, Meaza Ashenafi, al termine dell’udienza che ha sancito l’adozione del bimbo da parte della coppia – sia d’esempio affinché anche altri adottino bambini in condizione di bisogno”. Un messaggio forte, quella della Corte. Soprattutto perché, in Etiopia, la carenza dei servizi di assistenza è un problema noto. A maggior ragione, dunque, questa adozione eccellente potrebbe riaprire il dibattito sulle adozioni internazionali.

Quello che, tuttavia, rammarica è l’atteggiamento di un organo come l’UNICEF che, a 30 anni dalla firma della convenzione dell’ONU sui diritti dell’infanzia, convenzione all’interno della quale la adozione è ben presente agli articoli 20 e 21 (quest’ultimo individua espressamente la adozione internazionale per il fanciullo in stato di abbandono quale soluzione qualora “quest’ultimo non possa essere affidato a una famiglia affidataria o adottiva oppure essere allevato in maniera adeguata nel paese d’origine”), che mai ha preso posizione a favore proprio delle adozioni internazionali, sostenendo, per fare un esempio concreto, il miglioramento delle procedure adottive nei Paesi di origine dei minori o favorendo l’istituzione in quegli stessi Paesi di tribunali dei minorenni , formando operatori sociali o monitorando le condizioni degli orfanotrofi…