Bambini abbandonati. Riccardi (Ai.Bi. e Forum): “L’altra faccia della medaglia è una responsabilità di tutti”.

Papa Francesco ci ha messi tutti di fronte alla responsabilità dell’abbandono di milioni di bambini del mondo: una doccia fredda!” dall’editoriale di Cristina Riccardi, neo vicepresidente di Ai.Bi. e membro del Consiglio Direttivo del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari.

Lo scorso 24 maggio, Papa Francesco ha incontrato, presso la sala del Concistoro in Vaticano, i membri dell’Istituto degli Innocenti di Firenze. Anticipando il discorso preparato per l’occasione, il Santo Padre è intervenuto con alcune spontanee considerazioni, una delle quali esplicitamente riferite all’adozione e alla responsabilità cui è chiamata la Chiesa.

Papa Francesco ci ha messi tutti di fronte alla responsabilità dell’abbandono di milioni di bambini del mondo: una doccia fredda!” scrive Cristina Riccardi, neo vicepresidente di Ai.Bi. e consigliere del Forum delle Associazioni Familiari,  nel suo editoriale pubblicato dal  Forum.

Dopo che in Amoris Laetitia Papa Francesco ci ha esortati a considerare l’adozione e l’affido come una forma di genitorialità equivalente a quella biologica, nell’incontro con i membri dell’Istituto degli Innocenti, con i suoi modi schietti che non lasciano dubbi sulle responsabilità e sugli impegni da prendere, ci ha invitati a ricomporre la medaglia del bambino abbandonato.

La medaglia spezzata dalle mamme che un tempo abbandonavano i figli davanti agli orfanotrofi. La vita spezzata di quei bambini che oggi non sono figli di nessuno.
Ha parlato proprio a tutti: alle famiglie, ai politici e agli operatori del settore. Ci ha messi tutti di fronte alla responsabilità dell’abbandono di milioni di bambini del mondo: una doccia fredda.
Sono milioni i bambini che vivono nel limbo dell’attesa di una mamma e di un papà, il numero di questi bambini cresce di minuto in minuto. Papa Francesco ha dato voce a questi bambini il cui triste destino è sempre più spesso schiavo “della troppa burocrazia” che li costringe a sopravvivere in istituti in attesa della decisione per la loro adottabilità.

A volte arriva tardi e al compimento dei 18 anni si ritrovano soli in paesi estremamente poveri, in guerra, senza alcuna guida anche nel nostro paese. Senza una speranza, senza un futuro, prede preziose di chi vuole sfruttarli senza alcuno scrupolo.
Ma ci sono anche famiglie desiderose di avere un figlio, o un figlio in più, che a loro volta vedono infrangersi la loro speranza di diventare genitori a fronte delle infinite verifiche, della lungaggine dei tribunali, della burocrazia “da ungere”.

E’ ora di cambiare il punto di vista: confermando il diritto per ogni bambino a crescere in una famiglia, il diritto di noi genitori ad avere un figlio deve diventare una responsabilità a cui, ognuno di noi a suo modo, non può sottrarsi.”