Adozione internazionale. Il gesto che ristabilisce un equilibrio, non un’ultima spiaggia

I segni del grande miracolo dell’adozione internazionale a volte si palesano nei dettagli

Che cos’è l’adozione internazionale? E come la si può vivere? Un primo modo, purtroppo, è quello di chi la considera quasi un’ultima spiaggia. Recentemente, durante un corso provinciale di preparazione all’adozione tenuto da Ai.Bi. – Amici dei Bambini, organizzazione nata da un movimento di famiglie adottive e affidatarie che da oltre trent’anni lotta contro l’abbandono minorile in Italia e nel mondo, si sono presentate una decina di coppie.

La maggior parte di loro avevano, prima di approcciarsi al mondo dell’adozione, effettuato diversi tentativi con la Procreazione Medicalmente Assistita. Il loro approccio al corso, a detta degli operatori che li hanno seguiti, è stato spento, senza energia o emozioni. Un frutto, probabilmente, della disillusione data dal fallimento della PMA, una disillusione che ha reso queste persone scettiche e prudenti, poco propense ad aprire le braccia a quello che è invece un vero e proprio miracolo.

Già, perché il secondo modo di vivere l’adozione internazionale è quello di intenderla come un’opera del Signore. Il frutto di un disegno più grande, quello che rende l’infertilità “feconda”, poiché apre le porte all’accoglienza di un bimbo che ha subito la più grave delle condanne, quella a non poter vivere da “figlio”. L’adozione internazionale ristabilisce, in questo senso, un equilibrio nell’universo.

E i segni di questo disegno superiore a volte appaiono nei dettagli. Come il caso, recente, di una coppia che, rivoltasi sempre ad Ai.Bi., è stata abbinata a un bambino nato nello stesso mese dei due coniugi, gennaio. Lo stesso mese, per giunta, in cui sono nati buona parte dei parenti. Il bimbo si chiama Ivan, nome che deriva da Giovanni e, guarda caso, il giorno dell’abbinamento era proprio… San Giovanni.

La coppia è molto credente e il sì è arrivato fin da subito, con grande commozione della signora che alla fine ha detto “se il Signore ci ha mandato lui, non possiamo che accoglierlo”. Il miracolo si è compiuto. Ancora una volta.