Ucraina e Bielorussia. La vita sospesa dei bambini di Chernobyl. A causa del Coronavirus niente soggiorni in Italia

Queste esperienze di accoglienza “di risanamento” sono fondamentali, abbatendo nei corpi dei bimbi la presenza di Cesio-137

Un filo sottile lega (purtroppo) la tragedia di Chernobyl del 1986, con l’esplosione del reattore nucleare che contaminò con le sue radiazioni l’intera Europa, e quella del Coronavirus. Un filo sul quale si trovano i bambini della località ucraina che, ogni anno, vengono in Italia per i cosiddetti “viaggi di risanamento“. È così che viene chiamato il periodo che i bambini e ragazzi ucraini e bielorussi, provenienti dalle aree colpite dalla catastrofe, trascorrono in Italia, tra le braccia di famiglie affidatarie: sono più di 35mila i minori arrivano dai territori contaminati per disintossicarsi. Un programma che, nel tempo, ha visto nascere rapporti bellissimi tra questi ragazzi, molti dei quali ormai divenuti adulti, e le “loro” famiglie italiane. I viaggi sono continuati nel tempo anche per i bambini e i ragazzi più giovani, spesso ospiti di comunità, e si ripetono ogni anno.

Bambini di Chernobyl e Coronavirus: il disagio dei piccoli

Ogni anno, a parte questo 2020. Che, appunto, con la pandemia di Covid-19, ha dato uno stop a questa possibilità. Con un infinito dispiacere sia per le famiglie italiane, che per i bambini che annualmente accolgono. Open, il quotidiano online diretto da Enrico Mentana, ha raccolto la testimonianza di Dasha, 14 anni, in casa-famiglia da quando ne aveva cinque. Viene da Aleksandrovka, in Ucraina, a 40 chilometri dal luogo del disastro nucleare. “Ci hanno detto che era tutto bloccato per il Covid-19, e che non sarei potuta partire. Quello che ho sentito da subito è stata disperazione“. Con i suoi genitori affidatari italiani hanno continuato a sentirsi, “quasi ogni giorno tramite WhatsApp – racconta – pensavano che sarebbero potuti venire loro qui da me, ma non è stato possibile neanche questo”.

“Le misure straordinarie anti Coronavirus – racconta Opendisposte in Ucraina e Bielorussia, ma anche in Italia, hanno sospeso ogni programma di accoglienza. Nonostante il parere positivo da parte del Ministero della Salute e degli Affari Esteri sulla ripresa dell’accoglienza lo scorso 25 giugno, i viaggi non sono mai ripresi. La Bielorussia (che per la vicinanza geografica è sempre stata coinvolta nei programmi di assistenza post catastrofe nucleare) non è rientrata nella lista dei Paesi fuori zona Schengen a cui è stato permesso di far circolare di nuovo i propri cittadini all’interno dell’Unione Europea”.

Bambini di Chernobyl e Coronavirus. L’importanza dei viaggi in Italia

Eppure questi viaggi, per i bimbi ucraini e bielorussi nati e cresciuti nei pressi del luogo del disastro, sono ancora fondamentali, anche a 34 anni di distanza. Si calcola infatti, secondo uno studio indipendente diretto dal medico e ricercatore bielorusso Yury Bandazhevsky su 3000 bambini e ragazzi nel 2016, che l’85% dei minori nella zona manifesti disturbi cardiocircolatori e il 55% alterazioni tiroidee e mutazioni genetiche provocate dalle radiazioni ancora presenti. Attraverso gli alimenti, inoltre, i bambini ingeriscono ancora quantità di Cesio-137. La presenza nel corpo dei bambini di tale materiale radiottivo, secondo altri studi, sarebbe ridotta, grazie ai soggiorni in Italia, in una percentuale variabile dal 30% all’80%.