Riforma fiscale. L’allarme di Francesco Belletti: Ops! Draghi si è dimenticato della famiglia

Il direttore del Cisf (Centro internazionale Studi Famiglia) lamenta la totale assenza di qualsiasi accenno, nel corso del dibattito sulla legge delega, alla “dimensione familiare: “Se un fisco non è a misura di famiglia, di fatto è un fisco ingiusto”

Passato il turbinio delle elezioni amministrative e allontanato per un attimo lo spettro più allarmante del Covid, nello scenario politico ha trovato maggiore spazio un argomento delicato ma fondamentale: quello della riforma fiscale.  A riaccendere i riflettori è stata l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri dei 10 articoli della legge delega che toccano questioni come aliquote Irpef, Ires e Iva e che hanno provocato il momentaneo “strappo” della Lega i cui ministri non hanno partecipato alla votazione.

Un fisco a misura di famiglia è prima di tutto una richiesta di equità

Tralasciando quello che il provvedimento racchiude nello specifico (si può trovare su tutti i siti e i giornali) Famiglia Cristiana, con un articolo a firma del direttore del Cisf (Centro internazionale Studi Famiglia) Francesco Belletti, sottolinea una questione ancora una volta cruciale: la totale assenza di qualsiasi accenno, nel corso del dibattito sulla legge delega, alla “dimensione familiare, che invece è decisiva per un fisco giusto ed efficace”.
Il primo punto richiamato da Belletti si rifà all’articolo 53 della Costituzione, che recita come Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Una progressività che non può non tenere conto della famiglia, molto semplicemente per il fatto che, a parità di reddito, un nucleo di 5 persone avrà costi (e, quindi, un saldo tra entrate e spese) ben diverso da uno di 2 persone. Per questo, le due famiglie non dovrebbero essere tassate allo stesso modo. “La richiesta di un fisco a misura di famiglia – sottolinea Belletti –è prima di tutto una richiesta di equità, non di privilegi o di sostegni assistenziali… Potremmo anche dire: se un fisco non è a misura di famiglia, di fatto è un fisco ingiusto”.
Secondo punto analizzato è quello dell’importanza di tenere conto della dimensione familiare in qualsiasi intervento che intenda proteggere e aiutare le persone più fragili. Belletti fa l’esempio del reddito di cittadinanza, una misura che ha “ritenuto la condizione familiare poco rilevante”, con il risultato che il 60% dei destinatari sono famiglie di uno o due componenti- La conseguenze è che “all’interno di una crescita complessiva della povertà, il numero di minori in povertà è cresciuto in modo molto più rilevante, soprattutto nelle famiglie numerose, arrivando ad oltre 1.300.000 minori poveri”.

La necessità di un sistema di misure a tutela delle famiglie

Nell’analisi, per stessa ammissione dell’autore “senza pretesa di sistematicità”, la terza considerazione è che il fisco “non è l’unica misura che può sostenere i carichi familiari”.
Nei Paesi con un sistema di welfare evoluto, le famiglie sono supportate attraverso tre misure: i trasferimenti monetari diretti alle famiglie con bambini (un esempio “nostrano” è l’assegno unico che dovrebbe partire a gennaio); il finanziamento pubblico di servizi alle famiglie (asili nidi, scuole, ecc.); il sostegno diretto tramite il sistema fiscale (deduzioni, detrazioni, ecc.).

Implementare uno solo di questi sistemi già potrebbe garantire una maggiore equità, ma l’efficacia migliore si ha quando si “mettono insieme i tre interventi”, come per esempio succede in Francia e Germania. In quest’ottica l’assegno unico universale è senza dubbio fondamentale, ma se è destinato a dover garantire “da solo” il sostegno alle famiglie con i figli non sarebbe abbastanza. A meno che non fosse pensato in modo “davvero universalistico (senza limiti di ISEE così stringenti), e soprattutto dovrebbe arrivare molto vicino ai costi reali di un figlio, stimati proprio in queste settimane in circa 645 Euro al mese (dati Neodemos) mentre l’assegno unico, nel suo valore massimo, difficilmente arriverà ai 300 Euro al mese – e solo per i redditi più bassi. Anche per questo sarebbe molto grave non inserire l’equità fiscale familiare nel dibattito sul nuovo fisco che l’Italia vuole darsi”.

L’ultimo spunto offerto da Belletti richiama il famoso bonus di 80 euro introdotto dal Governo Renzi. Un bonus che non tiene conto dei carichi familiari ma si basa unicamente sul reddito individuale del lavoratore. La conseguenza? Un capofamiglia con tre figli con un reddito familiare superiore ai 40.000 Euro non riceveva alcun bonus, mentre in una famiglia con tre lavoratori con redditi individuali di 25.000 Euro ciascuno (totale reddito della famiglia: 75.000!) entrano tre bonus, di 120 euro ciascuno al mese”.
Un sistema iniquo che serve a Belletti per ricordare che “come oggi gli 80 Euro non arrivano a quel padre con 3 figli e 40.500 euro annui di reddito, non vorremmo che anche per questa legge delega di riforma fiscale succeda lo stesso”.

La conclusione del ragionamento è quella di prestare maggiore attenzione alla famiglia, specie quando si discute di riforma fiscale. “Altrimenti la riforma, per quanto ben fatta, resterà sempre zoppa e ingiusta, soprattutto ai danni delle famiglie con figli”.