9 aprile. Giornata nazionale dell’ascolto dei minori. Ma ascoltiamoli davvero!

Per la prima volta si celebra una giornata nazionale dedicata all’ascolto dei più piccoli. Ma siamo sicuri di stare ascoltando davvero la loro voce? Siamo certi di prestare sul serio l’orecchio al grido di tutti i minori, anche e soprattutto quelli abbandonati?

Il 9 aprile 2025 ricorre la prima Giornata nazionale dell’ascolto dei minori. Una buona notizia? Certo, verrebbe da dire da un lato, perché avere dedicato ufficialmente una giornata per “sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di riconoscere ai bambini e agli adolescenti un ruolo attivo e partecipe nelle scelte che li riguardano direttamente” è senza dubbio un fatto importante e opportuno. Dall’altro lato, però, si potrebbe anche obiettare che se si è dovuti arrivare al 2025 per riconoscere la necessità di una giornata di questo tipo… forse qualcosa non è andato per il verso giusto.
Perché bambini e adolescenti non esistono certo dal 2025 e il loro ruolo all’interno delle politiche e, più in generale, della società, è qualcosa di cui da anni si dibatte e che quasi sempre sembra arrivare come l’ultimo degli argomenti all’ordine del giorno.

Ascoltare il grido di tutti i minori. Anche quelli abbandonati

E, quindi, rimanendo nel solco di questa lettura “in bianco e nero” della ricorrenza, ben venga l’evento istituzionale organizzato a Roma, presso la Casa delle Armi del Foro Italiaco, che vede l’intervento della Ministra del lavoro e delle politiche sociali Marina Elvira Calderone, del Ministro per lo sport e i giovani , Andrea Abodi, della Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Maria Roccella e dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Marinella Giannina Terragni. Ma tutto questo non può cancellare il fatto che se una ricorrenza del genere non si pone come l’inizio di un percorso per andare oltre… allora serve a poco, se non a dare lo spunto per qualche notizia e qualche passerella.
Perché, “finita la festa”, chi rimane ad ascoltare questi bambini e questi adolescenti? O meglio, chi rimane ad ascoltare i bambini e gli adolescenti abbandonati? Quelli che nessuno sembra vedere e ancora meno ascoltare?
Perché se qualcuno si prendesse davvero la briga di farlo, allora forse sentirebbe che anche questi minori vorrebbero essere ascoltati come tutti gli altri e che, come tutti gli altri, vorrebbero poter essere davvero “figli”, riprendendosi quel diritto che sembra non sia a loro concesso.
Possiamo dire di ascoltare questi bambini abbandonati di cui nemmeno si conosce il numero? Verso cui nessun ente o istituzione, nemmeno coloro che a livello internazionale sono preposti alla tutela dell’infanzia e della adolescenza, ha mai pensato di fare anche solo un censimento?
Perché solo allora, forse, potremo festeggiare davvero la giornata dell’ascolto dei minori come qualcosa cui dare un seguito; come la tappa necessaria di un cammino che parte da lontano e mira ad arrivare ancora oltre. Verso il diritto di tutti i minori del mondo di poter tornare a essere figli.
D’altra parte, cos’è più naturale, per un figlio, se non la certezza che, qualsiasi cosa succeda, c’è un genitore pronto, prima di tutto, ad ascoltarlo?