Tommaso, 27 anni: salvare i bambini abbandonati, in una Cina che cambia vorticosamente

Tommaso Del Re, 27 anni, da Parma, vive la Cina da vicino. La sua esperienza ci fornisce chiavi di lettura per avvicinarci al grande mistero cinese. Lo abbiamo cercato a Pechino, dove vive e lavora. «Ho cominciato a studiare in Cina nel 2005, poi ho vissuto per diversi periodi qui – racconta Tommaso –. L’anno scorso ho lavorato a Shangai e infine mi sono trasferito a Pechino. Oggi sono il responsabile sul Paese per Ai.Bi. Amici dei Bambini, ong operante in 28 Paesi del mondo, che si occupa di combattere e prevenire l’abbandono minorile; seguo le adozioni internazionali e i progetti di cooperazione. La curiosità per questo mondo è nata dallo studio. Mi sono laureato a Bologna in Storia, Culture e Civiltà dell’Oriente, ho passato due semestri alla Beijing Language and Culture University e poi ho completato il periodo di studio con un corso annuale avanzato di lingua cinese, sempre nell’Università di Pechino. In Cina pare diffusa la pratica del copia e incolla… nessuno investe sulla propria creatività».

– Hai avuto la sensazione di incontrare menti anestetizzate?
«Le sensazioni qui sono del tutto personali, derivano da l tuo background e dalla tua capacità di interagire con il sistema Cina. Oggi si investe molto di più sulla creatività e sulla propria indipendenza, sia questa espressa  in ambito artistico o culturale. È chiaro che la Cina ha vissuto periodi storici che non hanno contribuito all’esplosione delle idee, ma tutto qui si muove con una velocità che non riusciamo neanche a immaginare. Le cose stanno evolvendo, magari non tutti lo sanno, ma c’è chi lavora per promuovere i cambiamenti che devono essere fatti nell’immediato e ogni giorno si batte per un futuro paritario nei diritti, nel lavoro e nella vita in generale. C’è qualcuno che sta cercando l’antidoto all’anestesia e direi che non è molto lontano dal trovarlo».

– Le persone della strada sono consapevoli di vivere in quella che ormai è considerata una superpotenza economica?
«La Cina non è solo Pechino o Shangai. Queste due città sono paragonabili a una qualunque capitale mondiale. In questa città quasi tutti sono consapevoli della supremazia cinese in ambito economico. Bisogna però dire che la Cina si è sviluppata a questa velocità soprattutto grazie alla sua capacità di produrre. I distretti produttivi sono a migliaia di chilometri da queste megalopoli. Ho molti dubbi che il contadino dello An Hui trasferitosi in un distretto produttivo per lavorare in fabbrica, residente nei dormitori interni alla fabbrica stessa, lavoratore a tempo pieno per 100 dollari mensili, impegnato tutto il giorno a produrre materiale di consumo da esportazione, abbia la concezione di quello che succede fuori dalla sua fabbrica».

(Da La Gazzetta di Parma, 28 dicembre 2012)