Agenzia per il Terzo Settore: nel 2010, 98 milioni di euro per i bambini sostenuti a distanza

E il sostegno a distanza? Grandi numeri e un costante interesse negli ultimi vent’anni, ma la congiuntura economica intristisce, seppure di poco, il sorriso dei sostenitori. Secondo l’articolo firmato nella serata di ieri da Natale Cassano, la crisi sta lentamente influenzando tutti i settori, compreso quello delle buone azioni. Anche il volontariato sta avvertendo una flessione. Lo ha reso noto Marida Bolognesi, consigliere dell’Agenzia per il Terzo settore, durante il convegno del 21 febbraio sul tema delle adozioni a distanza intitolato “Crescere insieme, da lontano. Il sostegno a distanza come progetto di sviluppo umano”.

Il quadro generale che ne esce fuori non è roseo, ma neanche totalmente negativo: la flessione risulta comunque “inferiore” rispetto a quella degli scorsi anni, questo soprattutto per la capacità delle organizzazioni no-profit, che, a detta della Bolognesi, «hanno la capacità di generare fiducia».

L’ultimo studio realizzato a fine 2010 dall’osservatorio sul sostegno a distanza ha coinvolto 111 organizzazioni, con un utile di 98,279 milioni di euro, che costituisce però soltanto il 26% delle entrate di queste organizzazioni. Mediamente, per attivare un progetto a distanza è stato richiesto al “genitore a distanza” una quota di 282 euro l’anno. Un prezzo non eccessivo che permette «a chi riceve aiuto di svolgere un ruolo attivo e non passivo» ha detto il presidente dell’Agenzia per il Terzo Settore Stefano Zamagni.

Sono stati 375.272 i sostegni a distanza nell’anno, principalmente concentrate in India (53.316 sap), Brasile (31.332) e Mozambico (16.915). L’adozione a distanza si riconferma un rapporto uno a uno: si sceglie sempre più spesso un sostegno singolo (più di 2/3 del numero totale lo sono). I minori hanno la preferenza, con il 68%; seguono a ruota i sostegni dei giovani con il 2,6%. È stato infine sottolineato che i sostegni a distanza sono per la quasi totalità fatte da privati: il 95% di loro sceglie di far crescere un giovane sfortunato come se fosse figlio proprio.

(Da Inchiostro online, a cura della Scuola di Giornalismo Orsola Benincasa, articolo di Natale Cassano, 21 febbraio 2012)