Neonati in vendita per il vudù

Pagate per partorire di nascosto e abbandonare subito il proprio bambino. Le testimonianze di alcune giovani donne, liberate in un raid della polizia nigeriana, hanno rivelato l’orribile verità sull’ “orfanatrofio” in cui erano state rinchiuse, nello Stato meridionale di Akwa Ibom.

Una raccapricciante “fabbrica di bambini” destinati al mercato dei riti di magia nera.

 

«Un amico mi ha portato dal dottore al quinto mese – ha spiegato Aniebet Sunday, una delle sette ragazze trovate dalle autorità -. Volevo abortire, ma lui mi ha convinto a restare e a partorire. Non ho mai visto il neonato, però, il dottore mi ha pagato 70mila naira (340 euro)». Questi, purtroppo, sono racconti tutt’altro che nuovi per la stampa locale che, anno dopo anno, indaga il traffico di  esseri umani collegato a schiavitù, prostituzione e riti della cosiddetta “magia nera’, in particolare vudù.

In quest’ultimo caso scoperto dalla polizia settimana scorsa, il dottore nigeriano Wisdom Mbaba, direttore della struttura, è riuscito a fuggire. Ma gli agenti hanno arrestato la moglie e un testimone. Anche le giovani, tutte tra i diciotto e vent’anni, sono in stato di fermo perché possibili complici del caso.

«I responsabili di questo orrendo commercio di solito convincono le ragazzine a partorire – ha dichiarato ieri Oyekachi Orji, ufficiale di polizia nell’area di Uruah, il comune in cui è situato l’istituto -. In cambio i medici pagano una somma alle donne e rivendono i bambini a coppie senza figli o, peggio, a chi li impiega nei rituali di magia nera». Pratiche barbare, in cui i piccoli vengono uccisi. Sebbene i governi africani condannino spesso tale fenomeno, gli analisti sostengono che il traffico di esseri umani legato alla magia nera rappresenta una grande risorsa economica in Africa occidentale.

Questa pratica, in atto da oltre un secolo, era usata  in passato per risolvere le dispute.

Ora, però, molti ricchi si rivolgono ai cosiddetti “stregoni” che offrono – in cambio di esorbitante compenso – denaro e fortuna.

(Avvenire, Matteo Fraschini Koffi, 14 Aprile 2012)