Pakistan, essere bambini nel Paese più pericoloso del mondo

Per raccontarvi di questo Paese e della tragica situazione in cui versano i bambini e le comunità cristiane prendiamo in prestito il titolo di un autorevole testo di storia contemporanea “Apocalisse Pakistan. Anatomia del Paese più pericoloso del mondo”. Uccisioni, massacri, conflitti e delitti mai risolti. Complotti, ambiguità nei rapporti diplomatici, estremismi politici e religiosi questo l’humus in cui vive il Paese e nel quale ci si deve muovere anche a livello di cooperazione internazionale.

Questo Paese, appena si lascia Islamabad, è fatto di case di mattoni di scarto tenuti insieme con fango e paglia, di villaggi senza acqua corrente, senza servizi igienici, con bambini che condividono un letto magari vicino alla capra di famiglia e che mangiano quello che trovano. Una realtà dove la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità non sa da che parte partire tanto difficile il contesto e drammatica la situazione della popolazione.

I membri delle comunità divengono spesso i cosiddetti “Schiavi dei mattoni”. Uomini che lavorano senza sosta per 2 Dollari al giorno in fabbriche di mattoni e che spesso ottengono un piccolo spazio per loro e la famiglia all’interno della fabbrica, ma solo a fronte di un decurtamento dello stipendio. Le loro famiglie non hanno abbastanza neanche per dare da mangiare ai bambini e si indebitano con i padroni delle fabbriche che prestano loro denaro a tassi usurai. Quando poi l’uomo, come ovvio, non riesce a ripagare il debito l’intera famiglia diviene schiava della fabbrica costringendo a lavorare anche la moglie e i figli con più di 7 anni. Con un debito medio di 1.000 Dollari non c’è alcuna via d’uscita e il debito passerà di generazione in generazione togliendo loro per sempre la libertà e la dignità.

Negli orfanotrofi vivono bambini che di solito hanno almeno un genitore. L’istituto diviene così un centro diurno dove accedere a cibo e istruzione.

D’altronde, senza accesso all’istruzione pubblica, i minori del Pakistan non hanno una via di uscita. Alcune charity in collaborazione con OMS organizzano piccole accademie che cercano di scolarizzarli offrendo loro una lezione settimanale di lettura, scrittura e inglese. Ma anche questo difficilmente farà la differenza. Questi bambini peraltro sono raramente adottabili perché mantengono legami con il loro nucleo familiare di origine che tendenzialmente non autorizzerebbe un’adozione.

Questo ovviamente non esclude che si possano adottare bambini che realmente versano in uno stato di completo abbandono ma il contesto in cui ci si muove è veramente proibitivo.