E’ possibile avere adozioni di qualità a costi inferiori? Sì, attraverso l’introduzione delle economie di scala nell’adozione internazionale

In periodo di crisi come quello attuale, in ogni settore ci si chiede come ridurre le spese senza penalizzare la qualità dei servizi. L’adozione internazionale non fa eccezione, soprattutto se si considera il significativo aumento dei costi che l’ha caratterizzata in questi ultimi anni.

Da quindici anni, in Italia, a sorvegliare sugli Enti Autorizzati è la CAI, che dovrebbe guardare sia il livello qualitativo dei servizi offerti, sia i costi che le famiglie adottive devono sostenere. In realtà la Commissione controlla solamente se ci sono eventuali illeciti, lasciando in disparte un’accurata verifica della tabella dei costi.

Così, poiché le coppie spesso non sono autonomamente in grado di valutare la qualità e il grado di affidabilità degli EA, è possibile che molto spesso vengano considerati più “sicuri” gli EA che operano con costi più alti, creando così un ulteriore circolo vizioso che fa aumentare le spese che le coppie devono sostenere.

Ai.Bi., nella sua proposta di Riforma delle Adozioni Internazionali, mira ad abbattere le procedure e i costi del percorso adottivo. E’ davvero possibile un cambiamento così epocale? Se sì, come?

La prima cosa da fare è alzare gli standard qualitativi degli Enti Autorizzati e fissare dei costi, in modo da portare gli stessi Enti verso il miglioramento della propria produttività, che finirà con il premiare quelli più organizzati rendendoli polo di aggregazione per quelli meno efficaci.

Con 20 Enti Autorizzati (al posto dei 64 attuali) capaci di fare 200 adozioni ciascuno si possono ridurre i costi del 30% o addirittura del 40% perché questi Enti opereranno con il proprio personale dipendente sia in Italia che all’estero e saranno in grado di poter controllare e verificare i costi e stare nelle tabelle che verranno fissate.

Questi Enti lavoreranno in regime di convenzione con la Pubblica Amministrazione, la quale stabilirà i costi che è disposta a pagare e che non possono essere superati. Così facendo si innescheranno le cosiddette econome di scala, a vantaggio della qualità dell’adozione internazionale.

Ciò non significherebbe demonizzare gli Enti più piccoli, bensì prendere atto che, di fronte a un calo delle coppie disponibili e ad una congiuntura internazionale, il cui orizzonte è critico almeno per i prossimi anni, è necessario riformare il sistema per avere adozioni di maggiore qualità e a costi inferiori.

Non è equo, infatti, che i maggiori costi derivanti dall’incapacità di alcuni EA di aumentare la propria produttività, siano semplicemente scaricati sulle coppie adottive, gli attori più deboli di tutto il sistema adozione internazionale. Costi minori potrebbero contribuire a far sì che, senza ulteriori aggravi per le casse pubbliche, l’adozione internazionale sia gratuita almeno per le famiglie meno abbienti.