Ai.Bi.: La Banca dati dei bambini adottabili parte, sì, ma a singhiozzo. E allora scende in campo Striscia

laudadio_sms_100Nell’ultima campagna di Ai.Bi., un bambino si affaccia dallo schermo di un computer e chiama in causa direttamente Max Laudadio, inviato di Striscia la Notizia: «Lo sai che siamo 168 milioni bambini senza genitori? Se ci mettiamo in fila facciamo il giro del mondo. Siamo solo dei bambini, abbiamo bisogno dei grandi».

Laudadio, che con Ai.Bi. ha avviato le pratiche per adottare un bambino, chiude il pc e a sua volta chiama in causa direttamente chi guarda lo spot: «I grandi siamo noi. Dobbiamo fare qualcosa».

Marco Griffini, Presidente di Ai.Bi., è un uomo concreto: «L’Unicef ha appena detto che solo nell’Europa dell’Est vengono abbandonati due bambini sotto i 3 anni ogni ora. Dobbiamo prendere atto che l’abbandono è un problema serio», dice. Lo è anche in Italia. Spesso si pensa che adottare è difficile perché qui sono pochi i bambini che hanno bisogno di una famiglia, ma la recente indagine del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha contato 34mila minori fuori famiglia, di cui 2.300 adottabili: bambini e ragazzi cioè che potrebbero avere dei genitori e che invece restano in comunità.

Un numero impressionante, ma per Griffini «non sorprendente». Perché bambini e famiglie non si incontrano? «Perché manca una banca dati dei minori adottabili e delle famiglie disponibili ad adottare», spiega Griffini. La si aspetta dal 2001 e Ai.Bi. in autunno ha vinto un ricorso al Tar del Lazio, che ha condannato il ministero della Giustizia ad avviarla entro il 31 dicembre 2012: «Ma abbiamo intercettato una circolare del ministero che dice l’avvio del sistema sarà progressivo. Al 31 dicembre la banca dati partirà in 11 Tribunali su 29. Negli altri sarà attivata successivamente e “compatibilmente alle risorse finanziarie”: noi siamo sconcertati da questa mancanza di volontà politica».

L’adozione è un tassello per rispondere al problema dell’abbandono. L’altro è l’affido. Prima di Natale, Ai.Bi. ha presentato il suo manifesto sull’affido, che chiedi di «chiudere le comunità educative entro il 31 dicembre 2017».Lì si fa assistenza, mentre noi dobbiamo passare all’accoglienza. Senza contare che il sistema delle comunità educative è al collasso, un minore in comunità costa sei volte uno in affido, potremmo garantire ai bambini un’accoglienza migliore e risparmiare in un anno 400 milioni di euro, l’equivalente di un cinque per mille». In due anni però, dal 2008 al 2010, ben 700 famiglie affidatarie sono uscite dal sistema. Ecco allora la proposta di Griffini: «Ribadiamo la temporaneità dell’affidamento, chiamandolo “affido familiare temporaneo” e facciamo entrare il privato sociale nella gestione dell’affido, creando un albo di enti autorizzati, con requisiti precisi. Il Comune di Milano primo in Italia, a Gennaio farà un bando per assegnare ad alcuni enti del privato sociale la gestione di tutte le azioni che riguardano il progetto di affido Noi ci stiamo lavorando».

( Da Vita, 8 Gennaio 2013 – Sara De Carli)