E’ stata dura, ma finalmente sono mamma. Anzi, Mammmmmma

bambini_sussidiario100E’ arrivata l’ora di cambiare la legge sull’Adozione Internazionale: riuscirci dipende anche da ciascuno di noi. Occorre un movimento “dal basso”, una mobilitazione delle famiglie e un profondo cambiamento culturale, non solo politico. Per questo, mentre Ai.Bi. sta portando avanti in Parlamento le proposte di legge, firmate Caruso-Chaouki (leggi la notizia), mentre continua la raccolta di firme sul Manifesto per l’Adozione Internazionale (siamo a quota 14mila), è stato inaugurato anche un Libro Bianco delle adozioni. Una raccolta di storie di vita vera, di esperienze vissute sulla propria pelle, per descrivere le difficoltà, il dolore, le lungaggini di un iter che sembra più scoraggiare che sostenere le coppie che vogliono adottare, ma anche per descrivere la gioia di arrivare, alla fine, ad accogliere un bambino e dargli una famiglia.

Ogni giorno riceviamo le vostre lettere. A volte sono storie brevi, che condensano in poche righe la speranza, le delusioni, i mille ostacoli, l’attesa infinita e poi l’emozione di diventare genitori, che cancella, nella felicità di riconoscere il proprio figlio, tutta la fatica passata.

Come quella di Simona, che ha scritto al nostro Libro Bianco, definendosi, con un errore di battitura che è un meraviglioso lapsus, pieno di significati e sentimenti profondi: Mammmmmma, con sei emme e con la maiuscola, mamma al quadrato, al cubo, mamma finalmente e per sempre!

Sono una mammmmmma adottiva, la mia bambina ha 9 anni e viene dallo Sri Lanka. Prima di avere il suo abbinamento 3 anni fa, sono stata a lungo in attesa su un altro Paese. Due anni e mezzo a sperare, senza che mai qualcosa accadesse. Poi Ai.Bi. ci ha dato la possibilità di cambiare desistazione, proprio quando mio marito ed io avevamo perso le speranze. Così è stato deciso l’abbinamento allo Sri Lanka. Ma ancora niente… Proprio quando avevamo deciso di concederci una vacanza per il nostro anniversario di matrimonio, esattamente una settimana prima, arriva la notizia più bella, il regalo più bello: nostra figlia! Care coppie in attesa, il percorso è lungo e faticoso, ma non abbattevi e soprattutto fatevi coraggio uno con l’altro.

Altre volte sono storie piene di rammarico, perché si poteva fare di più, si poteva evitare tanto dolore, partire prima, conoscersi prima, amarsi prima. Non sprecare tempo, non lasciare così a lungo un bambino a soffrire e a combattere da solo.

Come il racconto di Eugenia: Abbiamo incontrato nostro figlio in Brasile nell’ottobre del 2001. Se solo avessimo potuto farlo prima. Quando siamo arrivati i suoi occhi erano già spenti, inespressivi. Aveva sofferto tanto, era provato nel fisico e nello spirito, era stato troppo a lungo abbandonato a se stesso e al suo destino, senza che nessuno si interessasse a lui. Perché si scherza così sulla pelle dei bambini? Perché si mettono così tanti ostacoli prima che possiamo abbracciarli? La ferita dell’abbandono gli ha lasciato segni profondi, è una cicatrice viva, che torna spesso a sanguinare e che ha segnato nostro figlio in modo irreparabile. Se solo fossimo arrivati prima… Però, da quando ci siamo incontrati, noi camminiamo insieme. Insieme abbiamo affrontato e risolto tanti problemi, sia fisici che psichici, insieme stiamo “curando” le sue ferite e le sue paure. Ora ha gli occhi VIVI, ora può giocarsi la sua vita: se fosse rimasto lì, non sarebbe stata molto lunga. Lui è parte della nostra famiglia: non sarà mai più solo. Siamo molto contenti e lui fa progressi ogni giorno. Solo una cosa vogliamo sottolineare con forza: SE AVESSIMO POTUTO INCONTRARE PRIMA NOSTRO FIGLIO !!!!!!! Sarebbe stato molto meglio, tante situazioni prese in tempo si sarebbero potute affrontare e magari risolvere, più in fretta e senza tanta sofferenza per lui e per noi: ne siamo convinti. Non facciamo aspettare i nostri figli!

Continuate a scriverci! Questo Libro di storie di vita vissuta verrà portato all’attenzione del Parlamento e di tutte le autorità competenti. Per cambiare finalmente la vita di tanti bambini che attendono solo di trovare una mamma e un papà.