Maladozione: il Comune si rifiuta di autenticare i documenti per un’adozione in Russia e spendono più di 3000 euro dal notaio

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“L’ultimo episodio è stato la classica goccia che fa traboccare il vaso. Dopo tutti gli ostacoli che abbiamo superato io e mia moglie, in quattro anni di colloqui, documenti, spese, quest’ennesimo spreco di tempo e di soldi proprio non ci voleva”. Inizia così il racconto di un aspirante papà adottivo che, per rispetto alla privacy, chiameremo Giacomo. Non citiamo, in questa sede, il nome della città in cui si è svolta la vicenda, per evitare ritorsioni sulla famiglia, ma siamo in grado di fornire il nome e le informazioni utili al Ministero degli Interni.

“Ci siamo presentati nel nostro Comune per autenticare i documenti necessari per  l’adozione in Russia. Pensavamo fosse una formalità burocratica, da sbrigare in poche ore. L’impiegato allo sportello, invece, ci dice che non è autorizzato a farlo. Chiediamo di parlare con il suo responsabile, il quale, a sua volta, ci comunica che lui non lo può fare, che è meglio che ci rivolgiamo da qualche altra parte. Ma che cosa vuol dire? Vogliamo capire, vederci chiaro: che ostacolo c’è ad autenticare una firma? Parliamo con un terzo responsabile, più alto in grado, e ancora nessuna soluzione. L’aspetto davvero disarmante è l’assenza di spiegazioni e anche di informazioni. Invece di darci una mano a capire e risolvere il problema, sembra che facciano solo ostruzionismo. Non hanno voglia di occuparsene, è una procedura di cui non si sono mai occupati… Per disperazione, mandiamo anche una lettera al sindaco per esporgli il nostro caso, ma di una risposta neanche l’ombra”.

Giacomo e sua moglie provano a rivolgersi anche a un altro Comune, dove abitano i genitori di lei, con l’idea che, in un contesto più piccolo, magari gli impiegati abbiamo più tempo per occuparsi della loro pratica. Ma non riescono ad ottenere nulla.

“A questo punto, per non perdere altro tempo e per non restare nell’incertezza, ci rivolgiamo a un notaio che sbriga la pratica in un giorno per un totale di 2900 euro + iva (prezzo di favore, perché ci vuole venire incontro!). Questa è una spesa importante per noi, del tutto imprevista, che si va ad aggiungere alle tante già sostenute  e a quelle che ancora dovremo sostenere nel viaggio verso nostro figlio. Ma perché dev’essere così difficile adottare?”

Giacomo più che esasperato si sente esausto. “Mi dispiace enormemente di questo sfogo, ma sono anni che io e mia moglie stiamo facendo davvero una corsa ad ostacoli. Siamo in ballo da più di quattro anni, prima abbiamo dato disponibilità per la nazionale, poi abbiamo fatto il rinnovo e l’estensione anche per l’internazionale. Siamo, credo, due persone normali, come tante altre, senza problemi rilevanti, neanche particolarmente complicate … Eppure abbiamo dovuto fare 17 colloqui, 17 vi rendete conto? Con l’adozione nazionale vivi nel limbo sperando che il telefono squilli. Per tre anni, nessuno ti spiega niente, devi solo aspettare e sperare che qualcosa succeda. Quando abbiamo fatto l’estensione all’internazionale, ai 17 colloqui se ne sono sommati altri 7. Non è solo il numero a contare, ma il tempo che passa dall’uno all’altro. Quando è morta mia madre, gli psicologi e gli assistenti sociali hanno voluto che sospendessimo, per un periodo di mesi, affinché elaborassi il lutto. Io ero profondamente addolorato per la perdita, ma che c’entra questo con la mia paternità? Se avessi già un figlio, avrei smesso di occuparmene solo perché soffrivo per la morte di mia madre? E’ assurdo! Insomma, ci siamo messi su una strada tormentata e travagliata, e va considerato che noi non siamo giovani, io ho 52 anni e mia moglie 45. Se andiamo avanti di questo passo, non vorrei che invece di diventare due bravi genitori adottivi, fossimo i nonni dei nostri figli!

Andremo fino in fondo. Siamo determinati, non ci arrenderemo. Ma quanti si scoraggiano prima? Perché si fa di tutto perché una coppia normale, piena di entusiasmo e desiderio di adottare, cambi idea?”