Usa, “Le lacrime dei bambini abbandonati musulmani sono forse meno importanti?” Ogni musulmano dovrebbe accoglierne uno

muslim-childrenNegli USA, negli ultimi tempi, Chiese e organizzazioni cristiane, sono sempre più coinvolte e attive nel favorire l’adozione di bambini abbandonati nei vari Paesi del mondo.

 

Oggi, anche la comunità musulmana americana si unisce alle organizzazioni cristiane per adottare i bambini abbandonati. Lo fa, lanciando un accorato appello sul sito The American Muslim, sul quale è stato pubblicato un articolo della giornalista americana Shannon Abulnasr, dal titolo “Le lacrime degli bambini abbandonati musulmani sono forse meno importanti?”

La giornalista affronta nel pezzo alcuni concetti cardine del Corano, come quello che i bambini abbandonati sono una responsabilità di ogni musulmano che deve preoccuparsi del loro benessere.

D’altronde, il tema della compassione per le vedove e gli orfani accomuna le due grandi religioni monoteiste: tutti i cristiani, come i musulmani, per potersi dire tali, dovrebbero accogliere in famiglia un bambino abbandonato. Giacomo 9:13 afferma che la religione è vana se non abbiamo compassione per le vedove e per gli orfani “La religione pura e senza macchia davanti a Dio e Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puro dal mondo”. Allo stesso modo, Ibn Majah riporta le parole di Maometto “O Dio, io proibisco di non rispettare due persone deboli: un orfano e una donna”.

Perché, si legge nell’appello di The American Muslim, oggi ci si trova di fronte a tanti bambini abbandonati musulmani? Perche l’Islam si è dimenticato degli insegnamenti del Profeta, che è rimasto orfano a 6 anni e preso in affidamento da suo zio.

Lo stesso Maometto, ha adottato un orfano, e in merito ha detto: “Io e colui che si prende cura di un orfano saremo in Paradiso come queste due dita (mostrando l’indice e il medio)” (da al-Bukhârî). E ancora, rispetto ai bambini abbandonati, il Profeta ha detto: “La migliore casa musulmana è quella in cui vive un orfano che è trattato con amore e affetto. La peggiore casa musulmana è quella in cui vive un orfano che è trattato in maniera crudele”. (da Ibn Majah)

“Ogni musulmano dovrebbe adottare un bambino abbandonato, offrirgli una casa, gioia, speranza, educazione e sicurezza per essere in armonia con il pensiero del Profeta” dice la giornalista.

L’articolo prosegue sottolineando che molti Paesi islamici non posseggono nemmeno dati precisi sul numero dei bambini abbandonati, che sta aumentando drammaticamente.

“A differenza delle comunità occidentali, gli arabi hanno un’immagine negativa dei minori abbandonati”, spiega il dottor Khalifa Al Mohrezi, un assistente sociale. “Secondo le statistiche, ci sono circa 44 milioni di bambini abbandonati nel mondo arabo che crescono sentendosi inferiori ad altri bambini nello loro situazione”.

La giornalista racconta di aver visitato un famoso orfanotrofio in Egitto: “Quando sono entrata, un ragazzino disabile di 13 anni è venuto incontro a me e mio marito e ci ha preso per mano, sorridendo. Non aveva mai visto una coppia nell’orfanotrofio e sperava che fossimo andati per adottarlo e portarlo via da quelle fredde mura e donargli una casa. Quando ha capito che stavamo facendo solo volontariato è scoppiato a piangere, disperato. Mi ha spezzato il cuore”.

Maometto aveva ribadito la necessità che un orfano dovesse tenere il proprio nome e il proprio cognome per essere sempre identificato come legato alla sua famiglia d’origine. Era un modo per mantenere un ordine sociale ed evitare casi di eventuali “incesti”, verificabili nel caso in cui un bambino adottato avesse cambiato cognome e casualmente incontrato membri della sua famiglia biologica.

Il problema, nel mondo occidentale, sostiene la giornalista americana Shannon Abulnasr, è che le agenzie per le adozioni insistono a volere che un bambino abbandonato diventi figlio a tutti gli effetti dei genitori adottivi.

Dall’altro canto, le open adoptions, così comuni negli USA, servono invece a confermare almeno in parte al bimbo adottato la sua discendenza da un padre musulmano e rendono quindi le adozioni attuabili secondo le leggi della kafala (mantenere la nazionalità, la religione e il nome e cognome dati dalla famiglia biologica).

Ma è anche necessario che la Kafala diventi un reale strumento di tutela dei minori musulmani e che garantisca per lo meno la successione ai bambini adottati, attraverso il tanzil, l’atto notarile che garantisce l’eredità, che dovrebbe essere reso obbligatorio e avere valore all’estero.

Chiamiamola come ci pare, kafala o adozione, certo è che non possiamo stare a guardare indipendentemente dalle differenze concettuali, religiose e terminologiche.

http://theamericanmuslim.org/tam.php/features/articles/muslim-orphans-are-their-cries-less-real/0019886