Cecchi Paone e il figlio a tutti i costi: “Meglio l’adozione o la fecondazione eterologa?”

AlessandroCecchiPaone_01«Mi sposerei subito con il mio fidanzato, e, come prima cosa, adotterei un bimbo o farei una fecondazione eterologa. Saprei già dove andare, in Israele». A rivelarlo al settimanale «Diva e Donna» non è una qualche giovane soubrette televisiva, ma è il giornalista 52enne Alessandro Cecchi Paone. Nel 2004 ha dichiarato pubblicamente di essere gay, adesso fa parlare di sé annunciando ‘urbi et orbi’ la volontà di avere un figlio.

L’istinto della genitorialità. Arriva come un maremoto che affiora dagli abissi della coscienza di tutti, uomini e donne. Prima o poi ciascuno fa i conti con il proprio orologio biologico interno. E fin qui è tutto normale.

Quello che invece è una forzatura è il pretendere un figlio a tutti i costi. Che magari ‘completi’ la nostra vita. Mentre invece la prospettiva dovrebbe essere ribaltata. Diventare genitori adottivi deve essere la scelta consapevole di offrire serenità e futuro a un bambino. Stupisce il fatto che per un uomo come Cecchi Paone, che pure per mestiere lavora con le parole, ci siano ‘mondi’ che sono la stessa cosa, solo perché ‘producono’ lo stesso risultato.

Stando alle sue esternazioni, optare per la «fecondazione eterologa» o «adottare» in fondo sono la stessa cosa: cioè strumenti ‘burocratico-scientifici’ che consentono di ottenere un figlio. Ma l’adozione è ben altra cosa. E’ la scelta consapevole di salvare un bambino abbandonato dalla perdita di un padre e una madre. E che proprio per questo ha bisogno di ritrovare il prima possibile punti di riferimento certi nella sua vita.

Un bambino abbandonato non può essere la soluzione che zittisce il bisogno o la voglia di avere un figlio a tutti i costi. Cecchi Paone non è l’unico omosessuale a fare pressioni non solo mediatiche sul tema. Qualche mese fa il governatore della Puglia, Niki Vendola, che si autodefinisce comunista e cattolico, ha dichiarato: «Se potessi fare quello che voglio farei un figlio. E forse farei il padre meglio di come ho fatto il politico. La società è matura per i matrimoni e per le adozioni gay». Annuncio che puntuale come una pietra lanciata nello stagno ha scatenato dibattiti e scelte di campo poi svanite.

Ma l’argomento non può essere inglobato con qualche faciloneria di troppo nel calderone dei diritti negati alle persone omosessuali. Bisognerebbe che il centro da cui partire per una seria riflessione sia il punto di vista dei bambini e il loro diritto superiore a essere figli di una madre e un padre.

L’istinto va riconosciuto e orientato. Se la voglia è quella legittima e meravigliosa di aiutare bambini che soffrono, perché non considerare la possibilità di offrire a uno, due, dieci, cento bambini un futuro reale, sostenendoli a distanza?

fonte: Ticinoonline