Emergenza minori in Siria. Un milione di bambini in fuga: la soluzione è l’affido familiare internazionale

siria-un-milione-bambini-rifugiati 350E’ di oggi la ‘buona notizia’ che il mondo stava aspettando. La guerra in Siria è scongiurata. Resta però il dramma del milione e passa di bambini in fuga dall’orrore della guerra civile. Le cifre del disastro umanitario in Siria sono fornite dal presidente di Unicef Italia, Giacomo Guerrera, in occasione del lancio di una raccolta fondi sotto l’egida del Ministero degli esteri Italiano. Un milione di bambini sono stati costretti a fuggire dal Paese verso Libano, Giordania, Turchia, Iraq ed Egitto, 740mila dei quali hanno meno di 11 anni. Una tragedia che chiama in causa tutti i Paesi, le organizzazioni umanitarie, le persone di buona volontà. Ma l’Italia si ritrova ancora una volta con le armi spuntate.  Perché non dispone di una legge che consenta l’affido internazionale in situazioni estreme quali disastri ambientali, guerre, emergenze umanitarie.

Facciamo il punto. L’accordo appena firmato tra Stati Uniti e Russia stabilisce che il regime siriano di Bashar al Assad consegni alle Nazioni Unite le armi chimiche in suo possesso.  Il passo successivo sarà la distruzione dell’arsenale chimico siriano, dal momento che il regime di Assad è accusato di aver usato armi chimiche vietate dalle convenzioni internazionali. Sulla vicenda il 17 settembre gli ispettori della Nazioni Unite consegneranno il rapporto ufficiale che dovrebbe chiarire chi- se Assad o i ribelli- ha effettivamente usato il gas sarin, i cui effetti sulla popolazione civile hanno fatto inorridire tutto il pianeta e dato la stura alle ipotesi di America e Francia di aprire il fuoco contro il regime di Assad. Nelle ultime settimane il mondo si è svegliato urlando contro l’uso di gas nervino, che ha massacrato in modo atroce 1400 persone. Ma è bene non dimenticare che dal 2012 ad oggi le ‘armi normali’ hanno ucciso in Siria 120mila persone, moltissime delle quali civili, donne e bambini.

E allora, che fare?

In Italia l’Unicef ha lanciato una raccolta fondi per costruire un ospedale in Giordania, dove si concentrano parte dei rifugiati siriani. Ma forse la soluzione più efficace sarebbe attivare l’affido internazionale perché ancora una volta ci sono bambini che rischiano la loro stessa vita.

La prima volta che in Italia si affrontò la questione dell’affido internazionale fu nel 2010, quando Haiti fu rasa al suolo dal terremoto. Già allora Ai.Bi. chiedeva che le autorità italiane si muovessero per introdurre nel nostro Paese la possibilità per le famiglie italiane di prendere in affidamento temporaneo i bambini haitiani per il tempo necessario a ristabilire la situazione di emergenza. Sia chiaro: nessun ‘fai da te’ che solo lontanamente diventi strumento per aggirare le regole dell’adozione internazionale. Ma urge una legge che consenta l’affido regolato da precisi accordi  tra il Paese accogliente e il Paese di origine dei bambini e ragazzi. Andrebbero pensati progetti di accoglienza elaborati e seguiti da enti autorizzati, sotto la sorveglianza di apposite autorità centrali dei due Paesi, con le garanzie già previste nelle pratiche di adozioni internazionali.

Tutto questo è materia inserita nella proposta di riforma della legge sulle adozioni internazionali, elaborata sulla base di un manifesto promosso da Ai.Bi. e firmato da 15mila persone. La proposta di legge è assegnata alla Commissione Giustizia della Camera, ma i politici italiani finora non si sono certo affannati  per calendarizzarla.

fonte: Il Messaggero