Gigi Airoldi: «Il tanto che si fa è troppo poco: i tempi degli adulti non sono quelli dei bambini»

in fila 200Gianluigi Airoldi si è trovato quasi per caso su un aereo diretto a San Paolo, ormai undici anni fa. Nello zaino, una laurea in scienze politiche e il desiderio di dedicarsi agli ultimi. Gigi, come lo chiamano gli amici, arrivò come volontario espatriato, per un progetto  di pochi mesi. Ma poi il Brasile l’ha conquistato. Lì ha trovato la donna della sua vita e il suo Paese d’elezione.

L’ amore per quella terra passa- fluido- attraverso il filtro dei suoi ricordi, ma prima ancora arriva all’orecchio di chi l’ascolta per un modo tipico di parlare. Come molti brasiliani, anche Gigi intercala tanti ‘ne’ tra le frasi.

A chiedergli cosa l’ha conquistato, risponde senza pensarci un attimo: «L’ottimismo, la capacità di sorridere nonostante tutto. Può essere uno stereotipo, ma il brasiliano ha sempre il sorriso sulle labbra». Poi si ferma un attimo e aggiunge: «Anche i bambini sono così, i traumi se li portano dentro. E questo rende più difficile intervenire».  E subito gli tornano in mente i venti bambini salvati in un istituto privato che avrebbe dovuto proteggerli dall’abbandono.

Ricorda : «Lo scoprimmo del 2005, poi quando i bambini trovarono il coraggio di raccontare le violenze che subivano all’interno di quel centro, gestito da una donna brasiliana, noi decidemmo che quella realtà andava segnalata. Adesso è stato chiuso dalla autorità competenti e al suo posto c’è una Casa Famiglia gestita dal Municipio di Jaguagarì». L’intervento a difesa dei minori maltrattati e abusati, Airoldi lo mette tra i successi professionali. Ma i suoi occhi si illuminano quando aggiunge alla storia il dettaglio più importante: «Sai, di quei venti bambini, solo tre sono rimasti in istituto, tutti gli altri siamo riusciti a reinserirli nelle loro famiglie d’origine o a farli adottare».

Il lavoro che Ai.Bi. fa è anche quello di coinvolgere le famiglie brasiliane nei progetti di accoglienza dei bimbi in difficoltà. In questo solco rientrano alcuni video realizzati per le televisioni brasiliane. Tra le tante attività, Ai.Bi. sta realizzando anche un progetto, finanziato dall’ Unione Europea, incentrato sui Diritti umani, in particolare dei bambini. L’obiettivo  è quello di sensibilizzare sui temi della lotta alla violenza gli alunni delle scuole e le realtà presenti sul territorio. A disposizione dei ragazzi, ci sono psicologi, assistenti sociali, esperti di comunicazione.

Per il resto, il lavoro di Ai.Bi. in Brasile ha il suo punto centrale nell’assistenza ai minori abbandonati. E qui il tanto che si fa è sempre poco. Confida Gigi: «A Itabuna, l’istituto è in quartiere che ha un nome bellissimo, Nova California, ma è un bruttissimo, e lì tutti i nostri sforzi sembrano infrangersi contro la realtà: i nostri ragazzi respirano degrado, criminalità e violenza a ogni angolo. Sarebbe bello poter cambiare al più presto struttura, anche perché i tempi degli adulti non sono quelli dei bambini». Ma che si può fare? E Gigi: «La soluzione la danno i brasiliani. Non serve avere ansie. Serve riuscire a risolvere i problemi,  man mano che si presentano».